Accadde oggi: 14 Marzo 2005, Bruce Springsteen introduce gli U2 nella Rock n’ Roll Hall Of Fame

U2’s Bono with Bruce Springsteen performing following the band’s induction at the 20th Annual Rock and Roll Hall of Fame Induction Ceremonies at the Waldorf-Astoria Hotel in New York City, New York 3/14/05 Photo from web

Gli U2 furono ammessi nella Rock and Roll Hall of Fame nel corso di una cerimonia svoltasi il 14 marzo 2005 presso il Waldorf Astoria di New York. A presentare il quartetto irlandese al pubblico riunito nella maggiore sala dell’albergo, una personalità d’eccezione: Bruce Springsteen. Il Boss, che ha definito gli U2 “i custodi di alcune tra le migliori architetture soniche nel mondo del rock’n’roll”, ha poi scherzato dando dell’”irlandese matto” a Bono. Tra i due fu di fatto uno scambio di cortesie, visto che nel 1999 era stato Bono ad ammettere Springsteen alla Hall of Fame. Gli artisti, per poter essere ammessi nella Hall, devono aver pubblicato un disco almeno 25 anni prima della richiesta. Leggi tutto “Accadde oggi: 14 Marzo 2005, Bruce Springsteen introduce gli U2 nella Rock n’ Roll Hall Of Fame”

Bruce Springsteen: il live ufficiale del mese è “New York City – MSG 6/27/00”

live del mese
Official concert recording available for purchase in multiple formats, including CD and high definition audio, from Springsteen’s official live download site at live.brucespringsteen.net.

Il Reunion Tour si concluse in modo trionfale con uno stand di ben dieci show al Madison Square Garden di New York City.  Quella riproposta come live del mese è l’ottava serata e probabilmente la più bella di tutte. Leggi tutto “Bruce Springsteen: il live ufficiale del mese è “New York City – MSG 6/27/00””

50 ANNI FA LA MORTE DI JIMI HENDRIX

Rock+Evolution=REVOLUTION

Sono trascorsi 50 anni da quando il mondo ha perso colui che viene ritenuto il più grande chitarrista di tutti i tempi e, con Elvis Presley e i Beatles, una delle più grandi icone pop degli anni ’60. Hendrix fu davvero uno straordinario musicista, forse il primo grande chitarrista nell’intera storia della musica che ne rivoluzionò il suono.
Nato a Seattle il 27 novembre 1942, Jimi Hendrix dal punto di vista strettamente tecnico ebbe il merito di aprire nuovi orizzonti al suono della chitarra elettrica, strumento per eccellenza della musica rock. Il suo stile resta unico nella storia della musica moderna, tanto da ritrovarsi sistematicamente in testa a tutti i sondaggi dei critici musicali di tutto il mondo, e al primo posto nella classifica dei 100 migliori chitarristi della rivista Rolling Stone, superando Jimmy Page e Eric Clapton. La sua caratura come chitarrista è paragonabile a quella del genio di Mozart nella musica classica e a quella del leader dei leader della musica Jazz, Miles Davis.
Cominciò a suonare la chitarra a undici anni e a sedici lasciò la scuola per darsi al vagabondaggio. Incominciò a guadagnarsi da vivere suonando in piccole band di rhythm and blues e di rock and roll. Si racconta che agli inizi – come molti chitarristi poveri del blues agli inizi della loro carriera – realizzò una sorta di cordofono con una scatola di sigari alla quale unì un elastico. Il primo approccio con gli strumenti musicali avvenne con una chitarra per destri – sebbene fosse mancino – che imparò a suonare in maniera rapida capovolgendola e rivelando da subito quella dote su cui fondò tutta la sua carriera. Virtuosismo e sperimentazione trovarono in Hendrix un’espressione mai osata prima, in cui confluirono tecnologie elettriche, amplificazione e improvvisazione, rock, blues e jazz. La sua tecnica arrivò ovunque, con corde più spesse per dare un suono più intenso e ricco, e sfruttò tutti gli effetti sonori (distorsioni, delay, wah-wah), per espandere il suo inconfondibile sound lungo scale inesplorate alla ricerca del suono perfetto. Tutta la gestualità della mano, del braccio, persino della bocca, divennero funzionali ai nuovi suoni alla chitarra: suonò con l’intero palmo della mano, con i denti, con il gomito, persino con l’asta del microfono pur di piegare le note al suo volere, con performance ed effetti inediti e strabilianti.
Jimi Hendrix venne trovato morto il 18 settembre 1970 in un appartamento in Germania che aveva affittato per il live del 6 settembre al Festival di Fehmarn. Sebbene la vita artistica dell’icona del rock si sia consumata in soli 4 anni, una delle più brevi che si ricordino, la sua straordinaria intensità – con ben tre album in studio, due album live, dodici singoli e addirittura due raccolte – la rende una delle più famose della storia della musica. Sono stati pubblicati addirittura undici album postumi, tra raccolte e progetti che Hendrix aveva in programma per la sua carriera. Jimi Hendrix è stato introdotto nella Rock and Roll Hall of Fame nel 1992.

Il furore del vinile colpisce ancora

Sembrava che ormai la musica che fino alla metà degli anni ’80 si poteva ascoltare per lo più attraverso il nastro magnetico delle musicassette e i dischi in vinili, fosse bella e sepolta. L’ascolto della musica pareva essersi incanalato in quel percorso irreversibile che avrebbe consentito, nell’arco di pochi anni, a ognuno di noi di fruirne attraverso molteplici dispositivi elettronici che con estrema semplicità troviamo in commercio. Negli ultimi 35 anni siamo passati dai compact disc (CD) al formato audio compresso MP3, fino all’ascolto e all’acquisto su Internet. Vero anche che la diffusione del formato digitale ha favorito, di conseguenza, lo spirito di condivisione e pubblicizzazione della musica, trasformando il nostro tempo libero in una dimensione che oggi definiamo social. Si può però intuire come il cambiamento della modalità di riproduzione e condivisione della musica abbia ridotto drasticamente il numero di negozi musicali, consentendo agli store online di prendere il sopravvento. Basti pensare che diverse piattaforme, come ITUNES, Spotify e YouTube, consentono di acquistare musica o di usufruirne gratuitamente direttamente dal proprio smartphone. Molti, soprattutto i giovani, credono che le componenti audio dei cellulari siano di alta qualità senza rendersi conto che sono strumenti di livello inferiore che riproducono musica a bassa definizione. Ed ecco che la comodità di avere migliaia di brani nello smartphone o nel minuscolo lettore mp3 sempre a portata di mano, con la facilità di trovare ed ascoltare qualsiasi canzone ci passi per la testa, ci sta tutto sommato annoiando… forse abbiamo bisogno di tornare al passato e alla sua materialità. Certo, il vinile non è l’ideale per gli appassionati di alta fedeltà o i fruitori assidui di generi musicali che richiedono un livello di dettaglio sonoro assoluto.

Tuttavia il fascino del “ritorno al futuro” – con il recupero di quella sorta di rito che coinvolgeva tutti i cinque sensi – sembra stia diventando sempre più una necessità tangibile e desiderabile. Chi di noi, più avanti negli anni, non ricorda quell’emozionato taglio della confezione in cellophane, l’illusoria sensazione di un inebriante “profumo” di vinile mescolato a quello del giradischi? Chi non è rimasto in contemplazione davanti alle meravigliose copertine illustrate di cartone, ascoltando quelle note delicatamente “sporcate” dai fruscii della puntina nei solchi? Guardare il disco girare sul piatto e ascoltare le piccole imperfezioni del suono è un’esperienza che molti giovani stanno riscoprendo. Il ritorno al long playing 33 giri sta diventando un’esigenza delle case discografiche per combattere la pirateria e tornare a vendere la musica anche in negozio. Da qualche anno a questa parte tutti, o quasi, gli autori contemporanei producono i loro album anche in pvc. Per la prima volta in 34 anni, quest’anno addirittura la vendita del vinile ha superato quella del cd, andando a costituire il 62% dei ricavi totali del settore fisico dell’industria musicale. Nonostante gli ostacoli che l’industria musicale ha dovuto affrontare a causa della pandemia, il nuovo rapporto della Recording Industry Association of America ha evidenziato come nei primi sei mesi del 2020 abbiamo portato solo 130 milioni di dollari del mercato musicale, mentreil vinile abbia raggiunto quasi il doppio della vendita con i suoi 232 milioni. Il vinile finalmente is back!

Tutti i premi e le esibizioni di Springsteen ai Grammy Awards

pic from web

Da oggi è disponibile su springsteenarchives.org e sulla pagina Facebook degli Archives una nuova interessante puntata di Soundstage, la serie mensile online presentata dagli Springsteen Archives and Center for American Music della Monmouth University di West Long Branch, durante la quale il produttore Ken Ehrlich e il giornalista Bob Santelli presentano tutte le esibizioni di Springsteen ai Grammy Awards. Per la 63a edizione dei Grammy Awards, lo ricordiamo, l’album Letter to You di Springsteen – pur acclamato dalla critica e ai primi posti di tutte le classifiche musicali nel mondo – non è potuto rientrare nella lista delle nominations perché rilasciato alla fine del 2020, ovvero “fuori tempo massimo” per la candidatura. Ricordiamo che  a partire dal 1995, anno in cui si aggiudicò ben 4 premi con il brano “Streets of Philadelphia”, Bruce ha vinto 20 Grammy e ha ricevuto 50 nominations.

Ripercorriamo la storia dei premi e delle presenze di Springsteen ai Grammy nel corso degli anni. Leggi tutto “Tutti i premi e le esibizioni di Springsteen ai Grammy Awards”