I nati tra gli inizi degli anni ’60 e la metà degli anni ’70 appartengono a una generazione assolutamente unica, forse ancor più sognatrice di quella vissuta durante il boom economico e sicuramente di quella dei ragazzi di oggi, frastornati da tanta tecnologia. Erano anni densi di inquietudine ed eccitazione, cambiamenti sociali e rivoluzioni, di grandi confronti “ideologici” che coinvolgevano la politica così come la vita pubblica e privata, e di tutti quegli ideali che – anche se talvolta drammaticamente confutati dalla degenerazione dell’ideologia e dal terrorismo – rafforzarono la nostra consapevolezza civile e la nostra identità. A tutti quei fermenti fa da sfondo uno straordinario capitolo della storia della musica, entrata a far parte del DNA di chi ha vissuto quegli anni, in cui la radio era il punto fermo prima ancora della TV e gli scontri tra culture diverse erano appena iniziati. E’ stata l’epoca delle grandi rock band e della discomusic ma anche della nascita dei cantautori e delle canzoni di protesta. Insomma gli anni 70 sono stati uno dei periodi più fecondi per la musica, riflesso di tutti gli aspetti e delle tinte variegate di quel fervore sociale e politico. Poteva mancare la musica della nostra terra di fronte a tutto ciò? Ovviamente no! Anzi proprio gli anni Settanta segnarono un’importante svolta nella Storia della Canzone Partenopea, con la nascita di nuovi cantanti e gruppi che introdussero la musica d’oltreoceano e la British invasion nel tradizionale tessuto della produzione napoletana. Fu per la “nostra” musica uno dei periodi di maggiore transizione, in cui avvenne il passaggio del testimone dal genere classico melodico a quello decisamente moderno e pieno di contaminazioni sonore. Tra i maggiori esponenti di questo storico fenomeno che composero brani di tipo classico applicando nuove modalità di composizione – adattando la canzone napoletana al Folk, al Rock e al Blues – non possiamo non menzionare The Showmen, con Mario Musella, Osanna, Eduardo De Crescenzo, Pino Daniele, Enzo Gragnaniello, Napoli Centrale, Tony Esposito, Edoardo Bennato, Alan Sorrenti, gli Squallor, Pietra Montecorvino, James Senese, Enzo Avitabile, Teresa De Sio, Eugenio Bennato, Joe Amoruso, Tullio De Piscopo e tanti altri. Sull’onda di questa tendenza, nel novembre del 1976, si fondarono gli Shampoo. Avvenne che per scherzo, attraverso i microfoni di Radio Antenna Capri, fu annunciata la reunion dei Beatles per celebrare la partita di calcio Napoli-Liverpool. L’elettrizzante passaparola, nel pomeriggio, provocò una folla di fan all’ingresso della radio che assistette incredula ed eccitata all’arrivo di una limousine bianca dalla quale scesero proprio loro: The Beatles. L’attacco di Twist n’ Shout spiazzò anche i più scettici: musica e voci erano proprio quelle dei Fab Four, e anche l’accento di Liverpool era ingannevole quando i Baronetti rispondevano con flemma British alle telefonate del pubblico. Ai microfoni di Radio Antenna Capri, quasi dal nulla, nacque così la meteora degli Shampoo, la prima cover band dei Beatles in napoletano, che con grande abilità e accuratezza negli arrangiamenti, riproponevano i brani del quartetto di Liverpool con testi decisamente partenopei. In realtà, i quattro scugnizzi Lino d’Alessio, Massimo d’Alessio, Costantino Iaccarino e Pino De Simone cantavano esclusivamente in napoletano, ma i testi erano scritti in perfetta assonanza con le canzoni originali. L’Orson Welles di Fuorigrotta – che dimostrava ancora una volta che «alle radio credevano tutti» – era il vulcanico . Giorgio Verdelli, oggi affermato autore e regista tv, una vita vissuta nella musica, disc jokey di tendenza nella metà degli anni Settanta («Il primo a passare a Napoli, forse in Italia, i pezzi di Bob Marley»). Verdelli intuisce il potenziale della band e con la EMI, nella persona dell’allora direttore artistico Bruno Tibaldi – produttore del primo Pino Daniele e beatlesiano DOC (siamo nel 1980) – produce il loro primo album che arriverà addirittura all’ottavo posto in classifica. I quattro ragazzi di Fuorigrotta ci credono e sull’onda di quella nata come una goliardata, si ritrovano catapultati a Roma. Dura un anno, un anno magico. Da un giorno all’altro gli Shampoo vengono messi ai margini, cambiano i vertici della EMI, il divertente progetto verrà demolito e non ci sarà nessun secondo disco. Resta la musica, restano i ricordi dei brani di quell’indimenticabile album come Pepp’ (Help), ‘Nomme e nient’ (Nowere man), Tengo ‘e guaie (Tell me why), Che Guaio Si’ Tu (Please Please Me), Quaccosa ‘e ‘cchiu’ (From Me To You), Si ‘e Llave Tu (She Loves You), So’ Fesso (No Reply), Chis’ E’ ‘o Scia’ (Twist And Shout), Se Fosse ‘o Re (Because), Si Scinne Abbascie, E’ Night (A Hard Day’s Night), ‘E Zizze (Day Tripper).
28 Febbraio 2021