La trama del film – quella di un giovane avvocato malato di Aids che fa causa ai propri datori di lavoro dopo il suo licenziamento senza giusta causa- rischiava di essere molto lontana dal gusto dell’americano medio che andava, al contrario avvicinato alla tematica e messo davanti alle proprie paure e pregiudizi. A tal fine, Jonathan Demme cerca di coinvolgere nel progetto artisti che il pubblico ama e dei quali si fida incondizionatamente. Si rivolge dunque a Neil Young e a Bruce, chiedendo a entrambi di scrivere una canzone adatta alla storia del film. Springsteen ricorre a una batteria elettronica programmata in stile hip-hop e a un sintetizzatore che conferirà al pezzo un suono piuttosto glaciale e quel tocco urbano adatto all’atmosfera introspettiva del racconto. Al basso e ai cori è Tommy Simms, componente della “Other Band”, mentre ulteriori parti di sassofono e cori di Ornette Coleman e “Little” Jimmy Scott, sono stati registrati ma mai utilizzati. Scritto di getto, Streets of Philadelphia è pronto prima ancora che venga ultimata la sceneggiatura del film. Pur senza riferimenti espliciti alla condizione di chi è affetto dall’HIV, la canzone esprime nello stile della scrittura di Springsteen, la sofferenza, la discriminazione, il senso di solitudine e la disperazione “offrendo diverse chiavi di lettura – come dichiarerà Bruce- del tormento spirituale che può essere in ognuno di noi ma anche della speranza”.
La 66ª edizione della cerimonia di premiazione degli Oscar, tenutasi il 21 marzo 1994 al Dorothy Chandler Pavilion di Los Angeles, vede assegnare a Streets of Philadelphial’Academy Award for Best Song. Bruce nel suo discorso di ringraziamento dichiarerà: «Grazie. Questa è la prima canzone che ho mai scritto per un film, quindi credo che d’ora in poi sarà tutto in discesa! Ma, Neil [Young, nominato insieme a Springsteen nella sezione “Best Song in a Film” con la canzone Philadelphia] devo condividere questo premio con te. Fai il tuo lavoro nel migliore dei modi, sperando di tirare fuori il meglio dal tuo pubblico, e qualche frammento di questo lavoro si riversa nel mondo reale e nella vita quotidiana delle persone. Questo ci allontana dalle paure e ci permette di riconoscere l’altro, andando oltre il velo delle differenze. Ho sempre pensato che fosse uno degli obiettivi che l’arte popolare dovesse porsi […]. Voglio solo dire grazie, Jonathan per avermi voluto nel film; sono contento che la mia canzone abbia contribuito alla diffusione dei suoi ideali e alla loro accettazione». La canzone verrà inclusa successivamente nei Greatest Hits, nel cui libretto Springsteen ringrazia ancora l’Academy. Rilasciato nei primi mesi del 1994, come unico singolo estratto dalla colonna sonora del film, il brano ottenne un grande successo in tutta Europa e Nord America.
enorme canzone da ricordare