09-04- 1999 – PALAU SANT JORDI, BARCELONA, SPAIN
Tanti anni di attesa, un tempo infinito per i fans che, senza nulla togliere ai musicisti dell’other band, avevano sempre sperato in un ritorno di Bruce Springsteen con la leggendaria E Street Band. E finalmente il grande giorno arrivò. Era nell’aria già da quattro anni, da quando Bruce aveva richiamato lo storico gruppo in studio per la registrazione di alcuni nuovi brani da inserire nella sua raccolta di successi pubblicata quell’anno. Ma poi, Springsteen aveva spiazzato tutti un’altra volta con The Ghost of Tom Joad, un disco solista e acustico e il relativo tour solista e acustico. Favoloso, non c’è che dire…ma il sogno di una reunion andava rimandato per restare ancora a lungo congelato. Poi ci fu Tracks che vide la partecipazione di alcuni membri della E Street Band per portare a termine alcune tracce rimaste fino ad allora solo abbozzate. Fu forse quell’incontro con i suoi musicisti e la rivisitazione di vecchio materiale che spinsero Bruce a rivalutare l’idea di ritornare definitivamente insieme.
L’8 dicembre 1998 furono finalmente annunciati la sperata reunion con la E Street Band e un tour mondiale che avrebbe dato il bentornato alla formazione di un tempo, con il ritorno di Steven Van Zandt come secondo chitarrista al fianco di Nils Lofgren. Non era un’operazione nostalgica, né commerciale. Era solo la scelta giusta. Tanto giusta che molti fans, il 16 marzo 1999 avrebbero accompagnato la cerimonia per l’ingresso di Springsteen nella Rock and Roll Hall of Fame con un pizzico di malcontento dovuto proprio all’esclusione dal quel riconoscimento del gruppo al completo della E-Street Band [cosa che avvenne il 10 aprile 2014]: come Steve avrebbe sottolineato all’amico Bruce, “Bruce Springsteen e la E Street Band, questa è la leggenda”. E i fans lo sapevano bene.
Il tour fu preceduto da due prove generali alla Convention Hall di Asbury Park il 18 e 19 marzo, e poi finalmente fu dato il via partendo da Barcellona il 9 aprile 1999 e proseguendo per oltre un anno, toccando le principali città europee fino all’estate quando – dopo 36 concerti e una breve pausa- riprese negli Stati Uniti per concludersi a New York il 1º luglio 2000. La prima parte del tour europeo si svolse all’interno di grandi arene coperte per poi spostarsi all’aperto negli stadi (in Italia, ad esempio, i primi concerti si svolsero in aprile all’interno del PalaMalaguti di Casalecchio di Reno alle porte di Bologna e al Fila Forum di Assago, mentre l’ultimo a giugno a Genova nello stadio di Marassi) a dimostrazione del successo straordinario di pubblico, accorso a celebrare Bruce e la sua vecchia e leggendaria Band. Il tour mondiale fu poi immortalato nel film Bruce Springsteen & The E Street Band: Live in New York City, registrato durante le ultime due date al Madison Square Garden e trasmesso dalla rete via cavo HBO, da cui scaturirono poi un doppio album live e un doppio DVD.
Durante il tour Springsteen attinse soprattutto dal suo ampissimo repertorio con la E Street Band e poche furono invece i brani tratti dai suoi dischi solisti. Dall’album The Ghost of Tom Joad fu eseguita Youngtown, proposta tuttavia in una potente versione elettrica così come da Nebraska furono eseguite solo Atlantic City – ma in versione full band, come già proposta negli anni Ottanta – e Mansion on the Hill, in versione country. Rare furono le canzoni tratte da Tunnel of Love e da Human Touch e Lucky Town. Born in the U.S.A. fu al contrario proposta in una versione acustica analoga a quella del provino presente in Tracks. Furono anche eseguiti brani inediti contenuti nella raccolta Greatest Hits e al successivo EP Blood Brothers realizzato con la E- Street Band, e quelli tratti dalla recente raccolta di inediti Tracks e dalla sua versione ridotta 18 Tracks – disco che uscì nei negozi nell’aprile del 1999 proprio durante le prime fasi del tour- come la splendida My Love Will Not Let You Down, outtake di Born in the U.S.A., utilizzata come pezzo di apertura dei concerti per tutta la prima parte del tour.
E poi ovviamente, c’erano i grandi classici come Prove It All Night e The Promised Land, seguiti da una lunghissima versione di Two Hearts, prolungata dal simbolico duetto finale di Bruce e Steve; Murder Incorporated che esaltava tutte e tre le chitarre elettriche presenti sul palco; la corale Badlands; Out in the Street, con i duetti di Bruce con tutti, uno ad uno, componenti della Band; e infine la lunga versione di Tenth Avenue Freeze-Out, durante la quale Springsteen presentava il gruppo narrando in modo divertente l’epica nascita della E Street Band, come un predicatore in un sermone gospel per il conseguimento della salvezza attraverso il rock ‘n’ roll: tra citazioni musicali di It’s All Right di Curtis Mayfield o di Take Me to the River di Al Green e simbologie cristiane come il fiume, dove avviene il battesimo purificatore, il predicatore Bruce spiegava al pubblico di aver definitivamente compreso che la sua missione salvifica necessitava di una band: la destinazione finale è «il fiume della resurrezione, dove ognuno può trovare la salvezza. Ma non ci si può arrivare da soli. Serve un aiuto». Dunque introduceva i suoi musicisti con le seguenti parole:
«Sono felice di presentare qui stasera, al pianoforte, il Segretario dell’Intelligenza, il Rettore dell’Università di perversione musicale, il Professor Roy Bittan al piano… Ora vorrei presentare il Pastore della fede e dell’amicizia, custode di tutto ciò che è giusto in E- Street e stella della serie televisiva I Soprano, “Little” Steven Van Zandt alla chitarra… Vorrei presentarvi il fondamento della nazione E- Street, il Terrore del Tennessee, il sig. Gary W. Tallent… Dietro alla batteria, l’uomo che detiene il potere, notte dopo notte, dopo notte, il Pastore del colpo possente e stella del Late Night Television, il poderoso, poderoso Max Weinberg… Alla chitarra, il Padrino della chitarra, il Pastore del cuore e dello spirito, il grande, grande Nils Lofgren… E all’organo, all’organo Hammond B-3, piovuto da Flemington, New Jersey, il Pastore del mistero, Fratel Dan Federici… E ora, le brune sono belle e le bionde sono divertenti, ma quando si tratta di ottenere uno sporco lavoro ben fatto, ci vuole una rossa, [cit. da Red Headed Woman] La Prima Donna dell’amore, alla chitarra e voce, la signorina Patti Scialfa… E ultimo ma non meno importante, giusto, ultimo ma non meno importante. Sto parlando del Pastore dell’anima, del Ministro della confraternita, il prossimo senatore dello Stato di New York, devo dirvi il suo nome? Devo dirvi il suo nome? Dire chi è? Dire chi è?»
Poi riattaccava il brano nel punto esatto in cui il testo cita “Big Man joined the band”, alludendo ovviamente a Clarence Clemons. I toni da predicatore tornavano ancora in Light of Day [una canzone che Springsteen aveva donato al regista Paul Schrader per il suo film La luce del giorno del 1985, mai pubblicata nella versione in studio [Cfr. P. Jappelli, G. Scognamiglio, Like a Vision. Bruce Springsteen e il Cinema, Napoli 2015) ma presente spesso nei suoi tour precedenti] tanto che l’espressione “Ministry of Rock and Roll” iniziò ad essere un motivo ricorrente anche sulle t-shirts celebrative dei concerti.
Verso la fine del tour Springsteen propose anche nuove canzoni, come Land of Hope and Dream. Scritta appositamente per il tour [e in parte ispirata al gospel tradizionale This Train is Bound for Glory, interpretato tra gli altri da Woody Guthrie, a Mystery Train nella versione di Elvis Presley, e a People Get Ready di Curtis Mayfield, il brano propone la metafora di un treno in corsa come allegoria del viaggio intrapreso dalla band, che accoglie chiunque a bordo e dove tutti sono i benvenuti. Further On (Up the Road) – scritta in inverno durante la pausa in cui Springsteen e la band si ritrovarono per qualche sessione di registrazione in vista di un possibile nuovo album in studio – fece il suo esordio a giugno nel concerto di Atlanta insieme ad American Skin (41 Shots) -dedicata allo studente africano Amadou Diallo, ucciso dalla polizia di New York in uno scontro a fuoco- suonata durante le ultime date newyorkesi del tour, provocando aspre polemiche e il risentimento del sindacato di polizia locale. Altre canzoni inedite che esordirono nei concerti finali al Madison Square Garden furono Another Thin Line e Code of Silence, scritte da Springsteen con l’amico cantautore Joe Grushecky. Come ultima canzone dell’ultimo concerto, Springsteen scelse Blood Brothers, provata l’anno prima ad Asbury Park, ma mai eseguita in pubblico. La canzone, a cui fu aggiunta a sopresa degli stessi compagni di band una strofa inedita, era stata incisa nel 1995 per la raccolta Greatest Hits è un ulteriore omaggio del cantautore ai suoi compagni, i suoi “fratelli di sangue”.
April 9, 1999 - July 1, 2000 (132 shows)
THE E STREET BAND
Bruce Springsteen (vocals, guitar, harmonica, piano)
Roy Bittan (piano, keyboards, accordion)
Clarence Clemons (tenor and baritone saxophones, backing vocals, percussion)
Danny Federici (organ, accordion, keyboards)
Nils Lofgren (guitar, slide guitar, accordion, backing vocals)
Patti Scialfa (backing vocals, acoustic guitar, percussion)
Garry Tallent (bass)
Steven Van Zandt (guitar, mandolin, backing vocals)
Max Weinberg (drums)
wonderful reunion