Il terzo episodio del podcast Renegades: Born in the USA di Bruce Springsteen e Barack Obama è stato presentato in anteprima lunedì 1 marzo. Si è parlato di musica, dei loro brani preferiti negli anni 70, tra ricordi personali, commenti, risate, brevi esibizioni musicali di Bruce e frammenti di discorsi del presidente Obama. Springsteen ha spiegato come la musica abbia formato da giovane la sua identità di uomo: “Quando ho in mano una chitarra, non mi sento come se stessi tenendo in mano qualcosa. È solo una parte del mio corpo, è solo un’appendice. È così che ci si sente. E’ come se fosse il mio stato naturale. E ho anche costruito una filosofia sull’esibizione. “Darò del mio meglio per tirare fuori il meglio di voi. E vi manderò a casa con un senso di comunità e una serie di valori che vi sosterranno anche dopo il concerto. Dico sempre scherzando: “Voglio salire sul palco e cambiare la vostra vita.” Ma alla fine non è affatto uno scherzo. E’ il mio scopo ogni notte”. Bruce ha anche raccontato che, quando capì a 15 anni di voler diventare un musicista, decise di fare piccoli lavoretti – come dipingere case, passare il catrame sui tetti e tagliare prati – per poter acquistare la sua prima chitarra che costava 18$. Per imparare a suonare, racconta di aver chiesto aiuto a suo cugino Frankie, che già conosceva qualche nota: “Mi insegnò alcuni accordi e mi mandò a casa con un libro di musica folk che conteneva tutti gli accordi. Quindi, per circa un mese, andai avanti strimpellando i classici della musica folk, come “Greensleeves” e “If I Had a Hammer”. E poco dopo qualcuno mi insegnò a suonare “Honky Tonk””. E poi di quando negli anni 80, diventato ormai una rock star, la sua attenzione fosse in ogni caso rivolta a mantenere “i legami con la comunità”: “Mi interessava dare voce sia a me stesso che alle persone della mia comunità. Mi interessava anche essere attivo, prendendo parte di quello che guadagnavo e rimettendolo nella comunità”. Interessante e divertente è riascoltare, proprio attraverso i ricordi personali dei due protagonisti, come sia nata l’idea di Springsteen on Broadway in occasione dell’invito di Bruce alla Casa Bianca.
Obama a sua volta ha ricordato la storia che sta dietro al suo famoso discorso per l’elogio funebre di Clementa C. Pinckney, il pastore della chiesa metodista di Charleston nel 2015, in cui parlò delle discriminazioni verso gli afroamericani, della necessità di approvare una legge sul controllo delle armi e appoggiò la decisione di rimuovere la bandiera confederata dalla capitale del South Carolina, Columbia. Alla fine del discorso, parlando della “grazia” citata più volte nei minuti precedenti, Obama intonò il famoso canto “Amazing Grace”, un vero e proprio inno per i credenti afroamericani.
Per ascoltare l’episodio n. 3 “Amazing Grace: American Music” cliccare QUI e per leggerne la trascrizione completa cliccare QUI
Per ascoltare l’episodio n. 2 “American Skin: Race in The United States” cliccare QUI e per leggerne la trascrizione completa cliccare QUI
Per ascoltare l’episodio n. 1: “Outsiders: An Unlikely Friendship” cliccare QUI e per leggerne la trascrizione completa cliccare QUI