David Crosby ha lanciato, attraverso una serie di tweet, la proposta di una reunion di artisti per dare sostegno politico a Joe Biden in vista delle elezioni presidenziali statunitensi, che vedranno il candidato democratico affrontare l’attuale presidente Donald Trump. L’appello di Crosby è stato diretto a Stephen Stills, Graham Nash, Neil Young, Bruce Springsteen e la sua E Street Band, gli Eagles, Jackson Browne e altri, sollecitati online uno per uno: “Il Paese e la gente hanno bisogno dell’aiuto che noi possiamo dargli”. Crosby, come Bruce, ha più volte espresso il suo dissenso rispetto alle politiche di Trump: nell’estate 2015 intervenne nella disputa tra Neil Young e il presidente, relativa all’utilizzo non autorizzato di “Rockin In The Free World” da parte di quest’ultimo nei suoi comizi. Nel 2017 insultò via social Ted Nugent per aver partecipato a una cena alla Casa Bianca, commentando le foto insieme al Presidente con “ecco una bella coppia di imbecilli”. Nel 2018 dichiarò che l’odio per Trump avrebbe potuto far tornare insieme Crosby, Stills, Nash & Young e infine… questa proposta, cui è probabile che molti artisti aderiranno. L’obiettivo è quello di raggiungere il più alto numero possibile di elettori e, proprio a tal fine, il concerto si svolgerebbe in uno studio televisivo e verrebbe trasmesso in tutti gli Stati Uniti.
“Pensaci… Bruce… Che succede? Sei un uomo rispettabile… prenderai posizione contro tutto questo e farai sentire la tua voce? Che ne dici di uno speciale in tv con la E Street Band e CSNY. Per Biden.”. Bruce non ha ancora risposto ma che sia schierato con i Democratici è assolutamente scontato: in questi ultimi quattro anni, si è espresso numerose volte e molto duramente contro Trump. Durante il periodo della pandemia, Bruce con le sue trasmissioni “From His Home To Yours” su E Street Radio di Sirius XM, ha ulteriormente inasprito le critiche, appellando il Presidente “debole”, “codardo”, idiota, “irresponsabile” e così via… Nelle ultime trasmissioni ha incitato gli americani a votare con coscienza concludendo con un “Dio ci aiuti”.
Nel 2016 in un’intervista a Billboard fu Joe Biden a indicare Bruce Springsteen come candidato ideale alla Presidenza per il Partito Democratico: “La classe media – affermò Biden – con Springsteen avrebbe una straordinaria opportunità. Capisce perfettamente i problemi che devono affrontare i lavoratori americani”. Per quello che vale, Springsteen già nel 1998 aveva rifiutato l’offerta di candidarsi per il senato del New Jersey con un perentorio: “Se nominato, non correrò. Se eletto, non servirò”. D’altronde, si sa…Bruce è nato per correre in ben altro modo: tutta la sua musica è un inno agli ideali democratici, antirazzisti e anti nazionalisti, ai diritti dei lavoratori, a quelli dei reduci di guerra e degli emarginati. I testi (e le azioni stesse) di Bruce sono espliciti. Verrebbe da dire “non c’è possibilità di fraintendimento” sebbene qualche fraintendimento “ad arte” ci sia stato in passato– da parte di Ronald Reagan e George W. Bush – nel tentativo goffo e paradossale di cooptazione in cerca di una cassa di risonanza popolare come quella offerta dalla sua musica. Piccolo inconveniente: quegli ideali e programmi politici sbandierati dai due futuri presidenti erano diametralmente opposti, ideologicamente e moralmente, ai valori cantati da Bruce, che prontamente prese le distanze in modo netto e severo. Springsteen comunque, lo sappiamo, non è nuovo agli endorsement: da John Kerry e Barack Obama a Hillary Clinton durante la campagna elettorale nel 2016, il suo sostegno è arrivato puntuale e deciso. Arriverà anche stavolta? Staremo a vedere e intanto confidiamo nel suo “Dio ci aiuti”!