Obama, Springsteen e “la perdita dell’innocenza” americana nel 4° episodio del podcast

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E’ disponibile su Spotify il nuovo episodio del podcast “Renegades: Born in the USA” intitolato “The Loss of Innocence” in cui i Barack Obama e Bruce Springsteen meditano sul sogno americano, sul senso dell’essere americano, dai cowboy ai soldati e agli astronauti,  sul desiderio di libertà e il bisogno di identità.

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Verso l’ufficializzazione del “Bruce Springsteen Day”

 

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Ormai è quasi ufficiale: il 23 settembre non sarà più solo la data del suo compleanno, ma sarà il Bruce Springsteen Day inserito nel calendario del New Jersey per invitare tutti i funzionari pubblici e i cittadini dello stato a osservare la giornata con attività e programmi dedicati a Bruce Springsteen.  Nulla di nuovo, potremmo dire noi fans che da sempre in tutto il mondo celebriamo questo giorno come il natale di tutti natali, con tanto di festeggiamenti, auguri e spumanti stappati. Ma quello che c’è di nuovo è che la data sarà ufficialmente calendarizzata, esattamente al pari di una qualsiasi festività civile o religiosa e giornata celebrativa. Leggi tutto “Verso l’ufficializzazione del “Bruce Springsteen Day””

“Hungry Art”: quest’anno presiede la giuria Eric Meola

Musica e creatività legate in una bella iniziativa: è il concorso internazionale “Hungry Art” di disegno, grafica e pittura che, lanciato dal Pink Cadillac Bruce Springsteen Fan Club e giunto già alla sua seconda edizione, è rivolto a tutti coloro che vogliono divertirsi con matite o pennelli, gessetti o inchiostro in una composizione che ha come soggetto “Bruce Springsteen”. Leggi tutto ““Hungry Art”: quest’anno presiede la giuria Eric Meola”

ENZO AVITABILE: L’ARTISTA GLOBALE

Le musiche del tanto atteso “Natale in casa Cupiello” di Edoardo De Angelis, in onda nei giorni dello scorso periodo natalizio sulla Rai, non potevano che essere firmate da Enzo Avitabile che si ritrova ancora una volta ad accompagnare con le sue melodie la visione artistica del noto regista napoletano. Sue infatti sono anche le musiche dei film dello stesso regista “Indivisibili” (2016), insignito di due David di Donatello, e “Il vizio della speranza” (2018), anch’esso premiato con tanti riconoscimenti. Anche in questa occasione dunque De Angelis ha scelto l’unico artista realmente in grado di rendere la colonna sonora uno strumento sostanziale nella rivisitazione e nella reinterpretazione del capolavoro eduardiano. Enzo Avitabile ha vissuto nella continua ricerca di un suono inedito, lontano da qualsiasi logica di tendenza e condizionamento commerciale. Nato a Napoli nel 1955 e cresciuto nell’area nord della città tra i quartieri di Piscinola, Marianella e Scampia, il cantante, compositore e polistrumentista inizia da bambino a studiare il sassofono e prosegue i suoi studi diplomandosi in flauto al Conservatorio di San Pietro a Majella. Da vero e proprio battitore libero, ha ininterrottamente sperimentato e praticato la curiosità e la ricerca, l’invenzione e il coraggio di abbandonare strade già battute a favore di contributi personali, inediti, frutti delle mille contaminazioni che hanno ispirato negli anni le sue melodie: dalla “Pastellessa” (la musica tipica dei bottari di Macerata Campania) e “la zeza” rappresentazione teatrale popolare antica, al pop e al canto popolare religioso, fino al ritmo afro-americano e alla jazz fusion. Nella sua ormai quarantennale carriera, ha arricchito il suo bagaglio artistico con una continue innovazioni musicali, sempre attento al sociale, alle sofferenze e alle speranze degli ultimi. Avitabile canta quel Sud, non solo geografico, ma soprattutto metafora di una condizione umana, alla ricerca di un riscatto attraverso la scoperta e la rivalutazione delle proprie radici. E ciò è possibile solo intraprendendo un percorso di crescita culturale, alimentato da un desiderio continuo di conoscenza, che passa attraverso la comunione con altre tradizioni e il conseguente e reciproco arricchimento dei diversi linguaggi e culture. Il risultato è un sound personalissimo ed originale, che travalica le classificazioni tradizionali, che lo ha reso uno dei riferimenti mondiali della “World Music” e probabilmente l’artista italiano più rappresentativo di questo genere. All’inizio della sua carriera di musicista, tra il 1976 e il 1980, collabora con Pino Daniele all’album “Terra mia” e con Edoardo Bennato, per gli album “Uffà! Uffà!” “E Sono solo canzonette”. Nel 1982 esce il suo primo lavoro discografico come leader intitolato Avitabile, composto da nove brani, tra i quali figura una dedica all’amico scomparso Mario Musella, “Dolce sweet “M”.  Da questo momento la sua produzione artistica è un fiume in piena: album, progetti importanti e internazionali, tour, e Festival mondiali, curatele artistiche, collaborazioni con i massimi esponenti della musica italiana (come – oltre ai già citati Daniele e Bennato – Corrado Rustici, Giorgia, Francesco Guccini, Franco Battiato, Mauro Pagani, Raiz, Renato Zero e molti altri) e importanti esponenti della black music quali James Brown, Tina Turner, Maceo Parker, Marcus Miller, Richie Havens, Randy Crawford, Afrika Bambaataa, Manu Dibango. Significativo è stato l’”incontro” con il regista Jonathan Demme – tra i più versatili di Hollywood, autore di film da Oscar come «Il silenzio degli innocenti» e «Philadelphia» – che nel 2012 guidando l’auto a New York, sentì per caso alla radio la musica di Avitabile e ne rimase letteralmente affascinato. Venne a Napoli proprio con l’intenzione di conoscerlo, e da quell’incontro nacque «Enzo Avitabile Music Life», un docufilm che fu presentato con grande successo alla Mostra del cinema di Venezia. Come se non bastasse, Avitabile ha composto oltre 300 opere per quartetti, orchestre da camera e orchestre sinfoniche, e firmato le musiche per orchestra sinfonica e coro polifonico del Vangelo di Pippo Delbono. Ovviamente fioccano riconoscimenti e premi (David di Donatello, Nastri d’argento, Globi d’oro, Ciack d’oro, nominations ai BBC World Music Awards e molti altri) che lo confermano uno degli artisti più interessanti e validi al mondo. Nei suoi testi l’uso di un napoletano talvolta arcaico esalta il potere evocativo della lirica. Se da un lato la Targa Tenco lo conferma come autore dei più bei testi in dialetto, le parole si fondono con quei ritmi africani e quelle melodie mediorientali che da sempre pulsano nelle vene della sua città. E’ un viaggio emozionale che parte dal cuore di Napoli e attraversa l’Africa, Baghdad, Harlem e la Jamaica, in una world music che testimonia un linguaggio e un destino comuni a tutti gli esseri umani.

Per ”The Live Series” Springsteen pubblica “Songs Under Covers vol. 2”

https://brucespringsteen.lnk.to/UnderCover2

Per il nono capitolo di “The Live Series” Bruce Springsteen  ha pubblicato Songs Under Covers vol. 2 (disponibile anche sulle piattaforme di streaming come Amazon, Deezer, iTunes e Spotify), una bellissima raccolta di canzoni  registrate tra il 1975 e il 2016 con o senza la E Street Band precedentemente incluse solo nei cosiddetti “bootleg ufficiali”, venduti separatamente e solo in download. Questa raccolta di cover include brani dei Kiss, The Eagles, Creedence Clearwater Revival, Elvis, nonché classici di Bob Dylan (“Highway 61”), David Bowie (“Rebel Rebel”, suonata da Bruce nei giorni successivi alla morte del cantante), Lorde (“Royals”) e Clash (“Clampdown”). In scaletta alcuni duetti memorabili, come quello su “Stay” con Jackson Browne per No Nukes e su Highway 61 Revisited con Jackson Browne e Bonnie Raitt.

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“Amazing Grace: American Music”: il 3° episodio di Renegades: Born in the USA

 

Il terzo episodio del podcast Renegades: Born in the USA di Bruce Springsteen e Barack Obama è stato presentato in anteprima lunedì 1 marzo. Si è parlato di musica, dei loro brani preferiti negli anni 70, tra ricordi personali, commenti, risate, brevi esibizioni musicali di Bruce e frammenti di discorsi del presidente Obama. Springsteen ha spiegato come la musica abbia formato da giovane la sua identità di uomo: “Quando ho in mano una chitarra, non mi sento come se stessi tenendo in mano qualcosa. È solo una parte del mio corpo, è solo un’appendice. È così che ci si sente. E’ come se fosse il mio stato naturale. E ho anche costruito una filosofia sull’esibizione. “Darò del mio meglio per tirare fuori il meglio di voi. E vi manderò a casa con un senso di comunità e una serie di valori che vi sosterranno anche dopo il concerto. Dico sempre scherzando: “Voglio salire sul palco e cambiare la vostra vita.” Ma alla fine non è affatto uno scherzo. E’ il mio scopo ogni notte”. Leggi tutto ““Amazing Grace: American Music”: il 3° episodio di Renegades: Born in the USA”

Gli Shampoo, i Fab Four della canzone napoletana

I nati tra gli inizi degli anni ’60 e la metà degli anni ’70 appartengono a una generazione assolutamente unica, forse ancor più sognatrice di quella vissuta durante il boom economico e sicuramente di quella dei ragazzi di oggi, frastornati da tanta tecnologia. Erano anni densi di inquietudine ed eccitazione, cambiamenti sociali e rivoluzioni, di grandi confronti “ideologici” che coinvolgevano la politica così come la vita pubblica e privata, e di tutti quegli ideali che – anche se talvolta drammaticamente confutati dalla degenerazione dell’ideologia e dal terrorismo – rafforzarono la nostra consapevolezza civile e la nostra identità. A tutti quei fermenti fa da sfondo uno straordinario capitolo della storia della musica, entrata a far parte del DNA di chi ha vissuto quegli anni, in cui la radio era il punto fermo prima ancora della TV e gli scontri tra culture diverse erano appena iniziati. E’ stata l’epoca delle grandi rock band e della discomusic ma anche della nascita dei cantautori e delle canzoni di protesta. Insomma gli anni 70 sono stati uno dei periodi più fecondi per la musica, riflesso di tutti gli aspetti e delle tinte variegate di quel fervore sociale e politico. Poteva mancare la musica della nostra terra di fronte a tutto ciò? Ovviamente no! Anzi proprio gli anni Settanta segnarono un’importante svolta nella Storia della Canzone Partenopea, con la nascita di nuovi cantanti e gruppi che introdussero la musica d’oltreoceano e la British invasion nel tradizionale tessuto della produzione napoletana. Fu per la “nostra” musica uno dei periodi di maggiore transizione, in cui avvenne il passaggio del testimone dal genere classico melodico a quello decisamente moderno e pieno di contaminazioni sonore. Tra i maggiori esponenti di questo storico fenomeno che composero brani di tipo classico applicando nuove modalità di composizione – adattando la canzone napoletana al Folk, al Rock e al Blues – non possiamo non menzionare The Showmen, con Mario Musella, Osanna, Eduardo De Crescenzo, Pino Daniele, Enzo Gragnaniello, Napoli Centrale, Tony Esposito, Edoardo Bennato, Alan Sorrenti, gli Squallor, Pietra Montecorvino, James Senese, Enzo Avitabile, Teresa De Sio, Eugenio Bennato, Joe Amoruso, Tullio De Piscopo e tanti altri. Sull’onda di questa tendenza, nel novembre del 1976, si fondarono gli Shampoo. Avvenne che per scherzo, attraverso i microfoni di Radio Antenna Capri, fu annunciata la reunion dei Beatles per celebrare la partita di calcio Napoli-Liverpool. L’elettrizzante passaparola, nel pomeriggio, provocò una folla di fan all’ingresso della radio che assistette incredula ed eccitata all’arrivo di una limousine bianca dalla quale scesero proprio loro: The Beatles. L’attacco di Twist n’ Shout spiazzò anche i più scettici: musica e voci erano proprio quelle dei Fab Four, e anche l’accento di Liverpool era ingannevole quando i Baronetti rispondevano con flemma British alle telefonate del pubblico. Ai microfoni di Radio Antenna Capri, quasi dal nulla, nacque così la meteora degli Shampoo, la prima cover band dei Beatles in napoletano, che con grande abilità e accuratezza negli arrangiamenti, riproponevano i brani del quartetto di Liverpool con testi decisamente partenopei. In realtà, i quattro scugnizzi Lino d’Alessio, Massimo d’Alessio, Costantino Iaccarino e Pino De Simone cantavano esclusivamente in napoletano, ma i testi erano scritti in perfetta assonanza con le canzoni originali. L’Orson Welles di Fuorigrotta – che dimostrava ancora una volta che «alle radio credevano tutti» – era il vulcanico . Giorgio Verdelli, oggi affermato autore e regista tv, una vita vissuta nella musica, disc jokey di tendenza nella metà degli anni Settanta («Il primo a passare a Napoli, forse in Italia, i pezzi di Bob Marley»). Verdelli intuisce il potenziale della band e con la EMI, nella persona dell’allora direttore artistico Bruno Tibaldi – produttore del primo Pino Daniele e beatlesiano DOC (siamo nel 1980) – produce il loro primo album che arriverà addirittura all’ottavo posto in classifica. I quattro ragazzi di Fuorigrotta ci credono e sull’onda di quella nata come una goliardata, si ritrovano catapultati a Roma. Dura un anno, un anno magico. Da un giorno all’altro gli Shampoo vengono messi ai margini, cambiano i vertici della EMI, il divertente progetto verrà demolito e non ci sarà nessun secondo disco. Resta la musica, restano i ricordi dei brani di quell’indimenticabile album come Pepp’ (Help), ‘Nomme e nient’ (Nowere man), Tengo ‘e guaie (Tell me why), Che Guaio Si’ Tu (Please Please Me), Quaccosa ‘e ‘cchiu’ (From Me To You), Si ‘e Llave Tu (She Loves You), So’ Fesso (No Reply), Chis’ E’ ‘o Scia’ (Twist And Shout), Se Fosse ‘o Re (Because), Si Scinne Abbascie, E’ Night (A Hard Day’s Night), ‘E Zizze (Day Tripper).

28 Febbraio 2021

Accadde oggi: 1 Marzo 1995: Bruce Springsteen fa man bassa di Grammy per “Street Of Philadelphia”

The 37th Annual Grammy Awards were presented on March 1, 1995 at Shrine Auditorium, Los Angeles. They recognized accomplishments by musicians from the year 1994. Leggi tutto “Accadde oggi: 1 Marzo 1995: Bruce Springsteen fa man bassa di Grammy per “Street Of Philadelphia””