Bruce Springsteen e il Cinema, un film al giorno: BORN OF 4TH OF JULY

Bruce Springsteen non si limita a fare musica. Bruce compone colonne sonore per i fotogrammi delle nostre complicate esistenze, per le immagini che scorrono nei nostri ricordi o che prefigurano i nostri sogni. Springsteen è la lezione che una grande musica trascende il suono stesso, tocca le corde più intime e si espande nella mente creando o rievocando visioni… visioni pronte a danzare “across the porch as the radio plays”.

Sezione 1: Il Cinema nelle canzoni di Springsteen

Questa sezione è dedicata ai film che, per esplicita dichiarazione di Springsteen, hanno alimentato il suo immaginario poetico, a partire dalle pellicole dei grandi maestri degli anni Trenta, Quaranta e Cinquanta – il noir, il western, i capolavori di Capra, Ford, Kazan – fino alle opere degli anni Settanta, da “L’Ultimo Spettacolo” di Bogdanovich, a “Badlands” e ai capolavori di Martin Scorsese.

24. BORN OF 4TH OF JULY / NATO IL 4 DI LUGLIO – USA (1989) – Director: Oliver Stone

Like a Vision. Bruce Springteen e il Cinema (Italiano) Copertina flessibile – 1 set 2015
di Paola Jappelli (Autore), Giovanni Scognamiglio (Autore)
– Graus Editore

Il film, tratto dal libro di Ron Kovic, narra le vicende vissute dall’autore (ex marine e poi attivista e scrittore impegnato per la pace) in Vietnam e, al ritorno, negli Stati Uniti. Springsteen conobbe casualmente Ron Kovic e in un’interessante intervista rilasciata a Mark Hagen per “Mojo Magazine” nel gennaio 1999, spiegherà: «La prima volta che letteratura e cinema si interessarono al Vietnam fu verso la fine degli anni 70 e gli inizi degli anni 80. C’erano riferimenti sottointesi come nel film con Nick Nolte Who’ll Stop The Rain [film del 1978 con la regia di Kerel Reisz, ispirato alla canzone omonima di John Fogerty, originariamente registrata nel 1970 da Creedence Clearwater Revival per l’album Cosmo’s Factory]; poi improvvisamente si cominciò ad essere più diretti. Iniziò con una strana esperienza… mentre guidavo lungo il paese mi fermai in Arizona in un motogrill e comprai un libro intitolato Born On The Fourth Of July. Poi raggiunsi Los Angeles… stavo in un piccolo motel con la piscina quando un ragazzo mi si avvicinò e si presentò: Ron Kovic. Io pensai tra me e me: “Devo già averlo incontrato, il suo nome mi suona familiare” e mi disse “Ho scritto il  libro Born On The Fourth Of July. Dissi: “Che coincidenza, ho letto questo libro un paio di settimane fa”. Così Ron mi portò a Venice, il centro dei veterani, e lì incontrai Bobby Muller, all’epoca Presidente del VVA. Una cosa tira l’altra e la questione cominciò a emergere nella mia musica». Springsteen dedicherà a Kovic la canzone Darkness on The Edge of Town durante uno show a Winterland nel 1978, citando e manifestando commozione per il suo libro. Springsteen scrisse una prima bozza di una canzone intitolata Vietnam,  dalla quale poi nacquero due brani: Born In The U.S.A. e Shut Out The Light (destinata a diventare la b-side del singolo) entrambi brani dedicati a chi, come il reduce che torna e scopre di non avere più una casa, si allontana e non riesce a trovare la via del ritorno. La prima versione di Born In The U.S.A. che Springsteen registra nel gennaio del 1982 (e che verrà poi pubblicata nell’antologia di outtakes “Tracks”) è scarna e cruda ma dopo appena qualche mese, Springsteen la reincide in versione elettrica full band e diventerà la title track  dell’album (1984) più venduto della sua carriera. All’uscita dell’album Born in the U.S.A., vari furono i tentativi di strumentalizzazione da parte dell’amministrazione reaganiana. Dopo aver assistito ad un concerto di Springsteen a Washington, l’opinionista conservatore George Will elogiò lo spettacolo perché “i versi dedicati alla chiusura delle fabbriche e ad altri problemi sono sempre punteggiati da una solenne e gioiosa affermazione ‘Nato negli Stati Uniti!'”. (George F. Will – A Yankee Doodle Springsteen, 13 settembre 1984). Analogamente,  il 19 settembre durante un comizio elettorale a Hammonton nel New Jersey, Ronald Reagan, in corsa per la rielezione, citò Springsteen come esempio positivo dei valori americani: “Il futuro dell’America giace in mille sogni dentro i vostri cuori; giace nel messaggio di speranza presente in quelle canzoni che tanti giovani americani ammirano: quelle di Bruce Springsteen del New Jersey. Aiutarvi a realizzare quei sogni è ciò che voglio fare con il mio lavoro” (Ronald Reagan, 19 settembre 1984). Bruce rispose all’epoca rendendo più che mai esplicite le sue posizioni politiche, respingendo dal palco di Pittsburgh gli elogi di Reagan: “Il Presidente ha ricordato il mio nome, l’altro giorno, e io mi chiedo quale possa essere il swuo album preferito. Non credo che sia Nebraska. Non credo che l’abbia mai ascoltato”

(Bruce Springsteen, Pittsburgh, 22 settembre 1984, introducendo Johnny 99). Viaggiando di stato in stato, in quel tour Springsteen accentuò il suo impegno a favore di “banche alimentari”, associazioni di veterani e organizzazioni sindacali progressiste.

 

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