Bruce Springsteen non si limita a fare musica. Bruce compone colonne sonore per i fotogrammi delle nostre complicate esistenze, per le immagini che scorrono nei nostri ricordi o che prefigurano i nostri sogni. Springsteen è la lezione che una grande musica trascende il suono stesso, tocca le corde più intime e si espande nella mente creando o rievocando visioni… visioni pronte a danzare “across the porch as the radio plays”.
Sezione 1: Il Cinema nelle canzoni di Springsteen
Questa sezione è dedicata ai film che, per esplicita dichiarazione di Springsteen, hanno alimentato il suo immaginario poetico, a partire dalle pellicole dei grandi maestri degli anni Trenta, Quaranta e Cinquanta – il noir, il western, i capolavori di Capra, Ford, Kazan – fino alle opere degli anni Settanta, da “L’Ultimo Spettacolo” di Bogdanovich, a “Badlands” e ai capolavori di Martin Scorsese.
7. REBEL WITHOUT A CAUSE / GIOVENTÙ BRUCIATA – USA (1955) – Director: Nicholas Ray
Uscito sugli schermi americani a brevissima distanza dalla morte di James Dean in seguito a un incidente stradale, Gioventù bruciata rappresenta un vero e proprio documento sui riti della generazione post-bellica nella provincia statunitense. Mentre la retorica dell’epoca si attardava ancora su quadri familiari in cui i conflitti erano solitamente di facile ricomposizione, mentre questo ‘ribelle senza un motivo’ – letto come lo specchio del nostro disincanto, la cattiva coscienza di una civiltà in declino – scompigliava il quieto torpore narrativo aprendo a nuove possibilità di messa in scena di personaggi dalle psicologie più complesse.
Il protagonista Jimmy Stark, interpretato da James Dean, è arrivato a Los Angeles con la famiglia da poco, e stenta a inserirsi tra i suoi coetanei. I nuovi compagni di scuola lo prendono di mira e il capo della banda Buzz lo sfida in una gara di auto pericolosa in cui perde la vita. Gli altri sospettano che Jimmy abbia fatto la spia alla polizia e lo cercano, mentre l’amico Plato cerca di metterlo in guardia. Nella famiglia di Jimmy le due donne (madre e nonna materna) protagoniste dominano letteralmente la personalità delle figure maschili. Se si aggiunge che il personaggio di Plato rappresenta per la prima volta sullo schermo un adolescente con tendenze omosessuali si può comprendere come il film abbia segnato più di una generazione. La strada e le corse in auto divengono metafore di ansie e ribellioni, fondali e mezzi per le sfide pericolose di James Dean, il “beautiful loser” che diviene emblema della gioventù moderna, non più incarnata dalle presenze stereotipate di Shirley Temple e Mickey Rooney ma da figure fragili e disorientate sulla soglia dell’età adulta.
Da “Born to Run” a “The Ghost of Tom Joad”, e attraverso tutta l‘America, Bruce Springsteen ha sempre utilizzato auto e strade come protagonisti centrali della sua musica, immagini alquanto frequenti nella letteratura e nell’iconografia rock, ma che con Springsteen si arricchiscono di ulteriori valenze psicologiche, divenendo i tracciati in cui personaggi irrequieti sono sempre in corsa (non più autodistruttiva) dove la ricerca o la fuga corrispondono ad ansie emotive e spirituali. Come tanti registi e letterati, Springsteen utilizza il paesaggio americano come la tela su cui inscrivere i viaggi e i sogni dei suoi personaggi. Da notare inoltre che l’auto di Dean, la mitica Mercury del 49, è citata da Springsteen in Cadillac Ranch, insieme alla Trans- Am nera che Burt Reynolds guida nel film Smokey and the Bandit (Il bandito e la madama) di Hal Needham del 1977.