Bruce Springsteen non si limita a fare musica. Bruce compone colonne sonore per i fotogrammi delle nostre complicate esistenze, le immagini che scorrono nei nostri ricordi o che prefigurano i nostri sogni. Springsteen è la lezione che una grande musica trascende il suono stesso, tocca le corde più intime e si espande nella mente creando o rievocando visioni… visioni pronte a danzare “across the porch as the radio plays”.
Sezione 1: Il Cinema nelle canzoni di Springsteen
Questa sezione è dedicata ai film che, per esplicita dichiarazione di Springsteen, hanno alimentato il suo immaginario poetico, a partire dalle pellicole dei grandi maestri degli anni Trenta, Quaranta e Cinquanta – il noir, il western, i capolavori di Capra, Ford, Kazan – fino alle opere degli anni Settanta, da “L’Ultimo Spettacolo” di Bogdanovich, a “Badlands” e ai capolavori di Martin Scorsese.
2. THE GRAPES OF WRATH / FURORE – USA (1940) – Director: John Ford
E’ un capolavoro del cinema sociale, tratto da un romanzo (1939) di John Steinbeck, che narra la storia di una famiglia di agricoltori dell’Oklahoma che, ridotta in miseria dalle tempeste di sabbia e da rapaci proprietari terrieri, si mette in viaggio con un camion verso la California in cerca di fortuna. Ford realizzò uno dei film più progressisti mai fatti a Hollywood, in cui il tema a lui caro della famiglia si coniuga con quello del dramma collettivo. Circa il legame tra il suo album The Ghost of Tom Joad del 1995 e la rilettura cinematografica che John Ford diede del capolavoro di Steinbeck, Springsteen dichiarò: “la canzone di Tom Joad è sull’America degli anni ’90, ma trova ispirazione dalla storia […]. Forse non siamo tutti anime individuali ma facciamo tutti parte forse di un’unica grande anima […]. Negli anni 30 erano gli “okies” [da Oklahoma] a fuggire dal Midwest, devastato dalla Grande Depressione, per vedere poi i propri sogni frantumarsi nella California ostile e razzista che non li voleva. Oggi i nuovi “okies” sono altri. Tom Joad è un fantasma ancora presente nell’America di oggi come se sessant’anni dopo ben poco sia cambiato”. All’epilogo del libro è inoltre ispirata direttamente Across The Border. Durante un concerto al Berkeley Theathre di New York, nel novembre del 1995, Springsteen infatti raccontò: «Quando avevo ventisei anni ho visto per la prima volta “Furore” di John Ford. Mi è rimasto impresso tutta la vita. Verso la fine c’è questa scena meravigliosa in cui Tom Joad, ricercato per aver ucciso una guardia di sicurezza che gli aveva a sua volta ammazzato un amico, va da sua madre svegliandola e le sussurra: “Ma’, devo andare”. Si siedono fuori, sotto gli alberi, e lei dice “Tommy, sapevo che questo giorno sarebbe arrivato. Dove andrai? Cosa farai? Come potremo sapere che stai bene?” e lui risponde “Mamma, penso che me ne andrò là fuori, farò qualcosa, cercherò di vedere l’ingiustizia e proverò…Tu saprai dove sono perché nell’oscurità ti sarò accanto, sarò ovunque…Quando i ragazzi torneranno a cena, la sera, io ci sarò. Perché forse siamo solo anime divise, forse siamo parte di qualcosa di più grande”. Poi baciò la madre e scomparve nel buio». Nel film di Ford, la storia si ferma qui, mentre nella ballata di Woody Guthrie, dove Tom Joad dice che “tutti potremmo essere una grande anima” , si apre una possibilità alla speranza. Nella strofa finale della canzone di Springsteen, Tom parla alla madre, proseguendo idealmente il discorso del protagonista del film ma Tom Joad è diventato un fantasma, l’indelebile traccia di ciò che ha rappresentato la Depressione e i rapporti di classe. Springsteen ha vinto nel 1996 il «John Steinbeck Award: ‘in the souls of the people’», premio annuale consegnato agli «autori, artisti, intellettuali e attivisti il cui lavoro coglie lo spirito di Steinbeck, l’impegno per i valori democratici e la fede nella dignità di coloro che sono spinti dalle circostanze alla deriva».