Il Tunnel of Love Express Tour del 1988 fu caratterizzato da alcune modifiche sostanziali: alcune- le più evidenti- riguardarono le setlist (che incredibilmente tralasciarono classici come “Badlands” e “Thunder Road”) e lo storico line up che Springsteen e la band avevano conservato dai live del 1978 al tour del 1985.
Gli E Streeters infatti cambiarono le loro posizioni sul palco – invertendo o avanzando le postazioni dei precedenti tour- e alle loro spalle, per la prima volta dal 1977, compariva una imponente sezione di fiati. Ma la più significativa differenza tra il tour dell’88 e i precedenti consistette nel suo originale arco narrativo: la setlist, come in una sorta di concept live, si componeva di canzoni selezionate in modo niente affatto casuale ma secondo una logica sequenziale che conduceva il pubblico in un viaggio attraverso il complesso e sfumato mondo dell’età adulta e delle relazioni affettive, tra amore, dubbi e vulnerabilità.
All’epoca, la rigidità della setlist spiazzò i fans di vecchia data. Sebbene andò allentandosi col proseguire del tour, con il senno di poi, fu proprio quella setlist delle prime settimane del tour -più rigida e “pre-confezionata”- che può essere vista come una delle immagini artistiche più riuscite di Bruce. E “Detroit 28/03/88” cattura il Tunnel of Love Express Tour nella sua forma più pura.
Il primo set a Detroit rasenta la perfezione, aprendosi con una versione stellare di “Tunnel of Love” e di “Be True” (pubblicato poi come live b-side da questo concerto) con una magnifica esecuzione di Clarence Clemons.
Emozionante il ritorno di “Adam Raised a Cain” per la prima volta dal Darkness On The Edge Of Town Tour, che acquista ancor più efficacia con i Tunnel of Love Horns e la potenza degli assoli alla chitarra di Bruce. D’altronde, abbiamo detto che nessun brano è scelto e collocato casualmente: “Adam Raised a Cain” anticipa la difficile questione del rapporto padre-figlio che tornerà più avanti nello show con “Walk a Man”. Così come trovano il loro posto temi delicati come l’introspezione (“Two Faces”), l’amicizia (“All That Heaven Will Allow”), i condizionamenti esterni (“Seeds”, “Roulette”), la ricerca del riparo da quelle tempeste (“Cover Me”), l’insicurezza (“Brilliant Disguise”), i dubbi di una madre (“Spare Parts”) e infine il persistente impatto della guerra del Vietnam (“War”, “Born in The USA”).
La sequenza del set è così importante che i passaggi da un brano all’altro risultano memorabili come le canzoni stesse. “Tunnel Of Love” sfocia in un vertiginoso “Be True”, “Roulette” in “Cover Me” che subentra come una luce nella nebbia, e “Cover Me” in “Brilliant Disguise”. Ogni passaggio è stato pensato e provato, o in alcuni casi è stato appena scritto. La commovente suite di piano e sintetizzatore che funge da base musicale per l’introduzione di “Spare Parts” è uno dei più bei momenti musicali di tutto il tour, al contempo cinematografico ed espressivo. Il set termina con una potentissima “Born in the U.S.A”
“Tougher Than the Rest” apre il secondo set con una nota maestosa e si impone di diritto tra le migliori canzoni che Bruce abbia mai scritto. Dopo un’incursione nel desiderio con “Ain’t Got You” e “She’s the One”, il tono si alleggerisce con il giocoso e malizioso “You Can’t Look (But You Better Not Touch)” e “I’m a Coward”, una canzone del 1962 di Gino Washington. Per la sua versione, Bruce Springsteen cambiò la maggior parte del testo e riarranggiò completamente il brano. “I on the Fire” e “One Step Up” segnano un viaggio in una particolare sensibilità maschile, forse quella dello stesso personaggio in due diverse fasi della vita.
“Part Man, Part Monkey” offre una visione umoristica degli istinti animali prima che l’arco narrativo generale raggiunga il suo epilogo con “Walk Like a Man”, rivisitando la relazione tra padre e figlio anticipata da “Adam Raised a Cain”. L’arrangiamento è sobrio ma risulta accresciuto dai fiati ed esalta le caratteristiche vocali della band. Il set termina con “Light of Day”, in una forma più esplorativa rispetto alle versioni successive dell’88.
Tra i brani più belli dell’encore, vanno citati “Love Me Tender”, “Detroit Medley” (con “Sweet Soul Music”) e una suggestiva “Reason to Believe”.
Alti, bassi, pathos, commedie, peccato, redenzione: il tour del Tunnel of Love Express ha rappresentato tutto il ventaglio dei sentimenti umani e delle relazioni affettive, e sul palco di Detroit, Bruce ha messo in campo i suoi propri sentimenti, dubbi e fallimenti come avrebbe fatto tre decenni dopo a Broadway.
By Erik Flannigan via Nugs.net
Setlist
- TUNNEL OF LOVE
- BE TRUE
- ADAM RAISED A CAIN
- TWO FACES
- ALL THAT HEAVEN WILL ALLOW
- SEEDS
- ROULETTE
- COVER ME
- BRILLIANT DISGUISE
- SPARE PARTS
- WAR
- BORN IN THE U.S.A.
- TOUGHER THAN THE REST
- AIN’T GOT YOU
- SHE’S THE ONE
- YOU CAN LOOK (BUT YOU BETTER NOT TOUCH)
- I’M A COWARD
- I’M ON FIRE
- ONE STEP UP
- PART MAN, PART MONKEY
- WALK LIKE A MAN
- DANCING IN THE DARK
- LIGHT OF DAY
- BORN TO RUN
- HUNGRY HEART
- GLORY DAYS
- LOVE ME TENDER
- ROSALITA (COME OUT TONIGHT)
- DETROIT MEDLEY
- RAISE YOUR HAND
- REASON TO BELIEVE (Soundcheck)