Bruce Springsteen & The E Street Band, STADIO ARTEMIO FRANCHI, FIRENZE – 8 Giugno 2003

Accadde oggi!

The Rising tour
Magico, irripetibile Boss patriota dell’altra America
Memorabile ‘Born in the Usa’ voce e chitarra
La rabbia di Bruce Springsteen
incanta il pubblico a Firenze

FIRENZE – Quando sta per cominciare il concerto la folla ondeggia, come percorsa da una scossa elettrica. L’attesa è amplificata dal tam tam dei fan che in questi giorni dava per certo una notizia: il boss è in gran forma. Il concerto è giorno dopo giorno più bello, più intenso, ora che da mesi ha ritrovato l’intesa con i compagni della E-Street band. Quando arriva sul palco il boato fa tremare lo stadio, e bastano poche note per capire che è tutto vero.

A cinquant’anni passati da un po’, l’eroe è ancora lì al suo posto, forte e fiero come sempre. E’ un’altra America quella che Bruce Springsteen porta in giro per il mondo, e nella sua monumentale letteratura rock, sembra il portavoce di una storia alternativa. Si può essere americani, patrioti, pazzi d’amore per la propria terra, ma distinguersi dall’establishment guerrafondaio che turba oggi gli equilibri del mondo. Ogni canzone che canta sembra il tassello di questa orgogliosa e antagonista identità nazionale.

Inizia con Born in Usa, cantata da solo con una iperamplificata chitarra a dodici corde ed è uno schiaffo alla maschera trionfalistica della propaganda americana. Subito dopo la band scende in campo e circonda il capo creando quell’inconfondibile calore collettivo che è diventato leggenda. In The rising canta la rinascita, e la sua voce è ruvida come carta vetrata, mentre gli schermi rimandano il suo volto rabbioso, le vene gonfie di chi è disposto ogni notte a dare tutto, a bruciare i fuochi del rock fino all’ultima goccia di energia. You’re missing e Empty sky sono dedicate alle recenti ferite, al vuoto che si crea dopo la morte inflitta agli innocenti. Ma ovviamente ci sono le vecchie pietre miliari: Born to run, Thunder road, Badlands, cantata da tutti come un inno di appartenenza, e Out of the streets che diventa un atto d’ amore, un climax di gioia collettiva in un botta e risposta tra il pubblico e tutti i componenti della band, e ancora Mary’ s place con Springsteen che incita la folla come un predicatore: [ab]Are you ready?[bb]. Sono pezzi che ogni volta sembrano raccontare fughe e strade di oggi, periferie di ogni angolo del mondo. è il potere di questa musica. Se su disco possono sembrare polverosi, dal vivo diventano letteralmente esplosivi, la pietra angolare del rock. Una testimonianza di fede che anni di cinismo planetario non hanno intaccato. Springsteen è uno che non molla mai, e quando è in tour sembra nutrirsi dell’ energia che gli ritorna da queste masse plaudenti, scuote, urla, commuove, fa riflettere, e allo stesso tempo fa muovere il corpo, a tratti infiamma la platea con pezzi divertenti e ballabili, e sono dei piccoli happening, come Waiting on a sunny day, un trionfo dei sensi per quarantamila adepti. Springsteen ha in mano un segreto. La musica, come la vita, bisogna viverla giorno dopo giorno. Riesce sempre a convincerci che quella che stiamo vivendo è una serata unica, irripetibile, e in un certo senso lo è davvero.

di GINO CASTALDO (9 giugno 2003)

Magica E Street Band: sono già classici i testi sull’11 settembre

Torna il Boss, 40 mila fan al «rito» di Firenze

Trionfo per Springsteen tra raccoglimento ed esaltazione collettiva. Appuntamento il 28 giugno a San Siro
FIRENZE – Quarantamila fan, arrivati dall’Italia, dall’Europa e dal mondo, come regolarmente accade da sempre ai concerti del Boss (era stato così anche a Bologna, in ottobre) hanno assistito ieri allo Stadio Artemio Franchi di Firenze al primo dei due concerti italiani all’aperto di Bruce Springsteen. Il ritrovato totale affiatamento con la E Street Band, che Bruce ha riaddestrato daccapo portandola a una rilettura e rivisitazione critica di tutto il repertorio, fa raggiungere allo spettacolo vette musicali ed emotive difficile da descrivere. Perché, pur essendo quello di Bruce un rito, la sensazione è che non ci sia nulla di prevedibile.
ORGOGLIO AMERICANO – Il via fra orgoglio americano e amarezza: il classico «Born in the Usa» – Bruce da solo con la chitarra acustica – ha fatto vibrare lo stadio in una versione lenta come un canto sacro seguito da «The Rising», dall’ultimo album ma diventata molto rapidamente canzone simbolo del repertorio. Due inni al riscatto seguiti – mentre una ventata d’aria fresca da temporale appenninico carezzava lo stadio – da «Lonesome Day», il teorema rock della tristezza girata in gioia di consapevolezza, offerta da quella faccia comune di bravo ragazzo.
POETA – Il poeta-rock, che riesce a rappresentare soprattutto in grandi spazi il sogno e l’incubo americano, le tristezze del quotidiano, ma anche la passione del sesso, gli slanci dell’amore e il grigiore che accompagna la fine di ogni illusione, è apparso il grande forma. Lo show è sotto il segno del «suo» 11 settembre, sublimato alla perfezione, senza buonismi, ma anche senza cedimenti nell’album «The Rising». Poi il gioco sapiente fra lui e la band, la gara continua di chitarre fra Nils Lofgren e Little Steven.
A un tratto «indossa» l’armonica a bocca, chiama a se la moglie-corista Patti Scialfa e chiede in italiano: «Per le prossime due canzoni vi prego di fare silenzio».TORRI GEMELLE – E intona una commovente versione acustica di «Empty Sky», quel cielo rimasto vuoto delle Torri Gemelle. E, sempre in versione acustica, rinasce la recente «You’re Missing». Poi di nuovo festa con «Waitin’ On A Sunny Day» («A Sunny Day for Italy», improvvisa nel testo). Per questo brano scende dal palco e corre aridosso delle prime file. Il volume è altissimo, distorto, oltre la soglia del dolore, ma la gente balla e gode all’unisono anche nelle seguenti canzoni fra cui «Worlds apart» una scatenata «Badlands» in duetto vocal chitarristico con Little Steven, finale mozzafiato con delirio generale e grida di Bruce «Italia, Italia».

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DEDICATO ALLA MOGLIE – Ancora una interminabile dilatata e travolgente «Mary’s Place» e poi, per la prima volta in questo tour, «Tougher Than the Rest» che ha dedicato alla moglie Patti in occasione del loro 12° anniversario di matrimonio che cadeva ieri. E via verso il finale fra «Promised Land», «Into The Fire» e «Jungleland» fino alla cascata di bis con «Born to Run». Con alcuni momenti imprevedibili come la lunga «Kitty’s Back» in clima free jazz e soprattutto «Seven night to rock».

IMPROVVISAZIONE – Poco prima dello show alcuni membri della E Street Band hanno incontrato la stampa. «Tenete sempre gli occhi aperti, perché nei nostri concerti tutto nasce all’improvviso. Una piccola distrazione e vi perdete l’happening», hanno detto. Poi ciascuno ha tessuto, a suo modo, le lodi del Boss: «E’ un privilegio suonare con lui, i rapporto sono rilassati e si lavora con passione» (Nils Lofgren, chitarra); E’ un mix di Dylan e Presley, cioè di cultura e rock» (Roy Bittan, piano), «Siamo amici fin dagli anni ’60. Ci conosciamo così bene che ciascuno sa cosa farà l’altro prima che lo faccia» (Danny Federici, tastiere); «E’ come vivere una perenne seconda giovinezza» (Garry Tallent, basso); «E’ sempre stato alla mia altezza…» (Little Steven, chitarra); «Ha le idee chiare sia in studio che nello show» (Soozie Tyrell, corista e violinista). Appuntamento a Milano, San Siro, il 28 giugno.

Mario Luzzatto Fegiz- Corriere della Sera – 09 giugno 2003

Setlist

01. Born In The USA [(acoustic)] (VIDEO)
02. The Rising
03. Lonesome Day
04. Night
05. My Love Will Not Let You Down
06. Empty Sky
07. You’re Missing
08. Waitin’ On A Sunny Day
09. Sherry Darling
10. Worlds Apart
11. Badlands
12. Out In The Street
13. Mary’s Place
14. Tougher Than The Rest (AUDIO)
15. Jungleland (VIDEO)
16. Into The Fire
17. The Promised Land
18. Kitty’s Back (VIDEO)
19. Ramrod
20. Born To Run (VIDEO)
21. Seven Nights To Rock
22. Glory Days (VIDEO)
23. My City Of Ruins
24. Land Of Hope And Dreams
25. Dancing In The Dark

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