Accadde oggi!5 Dicembre 2009, Kennedy Center Honors, Washington – DC
“Con le sue canzoni oneste e coraggiose che sanno parlare a tutti, Bruce Springsteen ha sempre saputo capire ciò che davvero succede in America”. (Comunicato del Kennedy Center, dicembre 2009)
Il 5 dicembre al Kennedy Center di Washington si è tenuta, come ogni anno dal 1978, la serata di gala in onore di quegli artisti che meglio hanno promosso la cultura americana nel mondo ricordando, come sottolineato dal Presidente Obama come le arti non siano “qualcosa di distaccato dalla vita del Paese ma, anzi, ne sono il cuore”, La cerimonia, che sarà trasmessa il 29 dicembre dalla CBS, si è svolta dunque alla presenza del Presidente Barack Obama che ha consegnato gli ambiti premi a Bruce Springsteen, all’attore Robert De Niro,al regista Mel Brooks, al jazzista Dave Brubeck e alla cantante d’opera Grace Bumbry. Hanno preso parte all’evento trecento ospiti tra cui Martin Scorsese, Edward Norton, Jack Black e Matthew Broderick, Meryl Streep, Harvey Keitel, Sharon Stone e Ben Stiller, che durante tutta la serata ha urlato “Bruuuce”, come un qualsiasi fan. Springsteen è stato presentato dal conduttore e comico Jon Stewart come “il figlio di Bob Dylan e James Brown”, e molte voci della musica internazionale hanno reso omaggio alla sua lunga e straordinaria carriera:
John Mellencamp ha aperto con “Born in the U.S.A.”,
hanno seguito Ben Harper con “My Father’s House” con la slide guitar,
la cantante country Jennifer Nettles con “Glory Days” e poi in duetto con Harper “I’m on Fire”;
Melissa Ethridge con una scatenata “Born To Run”,
Eddie Vedder con una versione acustica di “My City of Ruins”,
e Sting che, insieme al Joyce Garrett Choir, ha concluso con “The Rising”
Il Boss, seduto tra Michelle e Barack Obama, ha assistito allo show in suo onore che ha avuto il momento più alto durante il discorso del Presidente che vale la pena riportare:
<<Finalmente, onoriamo il tranquillo ragazzo del New Jersey, cresciuto per diventare il vate del rock’n’roll di un’intera generazione. Perché nella vita del nostro paese solo poche persone hanno raggiunto il pieno potere della musica per raccontare la vera storia americana, con onestà; dal cuore. E una di quelle persone è Bruce Springsteen. Lui ha detto: “Ho sempre creduto che la gente ascolti la tua musica, non per trovare te ma per trovare se stessi”. E per più di trent’anni, nelle sue canzoni – di sogni e disperazione, di lotta e speranza- la gente della nostra terra ha trovato se stessa. Ha visto il loro grande stato del New Jersey. E ha visto la loro America, in canzoni che divengono inni. Ragazzi instancabili che sono “nati per correre”. Le lotte dei lavoratori in “My home town”. I sacrifici in Vietnam di chi era “nato in USA”. L’amore e la perdita in “Streets of Philadelphia” . Una nazione che si rialza in piedi in “The Rising”.. E quest’anno un paese che sta “lavorando per un sogno”. Non c’è da meravigliarsi se nei suoi tour non ci sono concerti, ma comunioni. C’è un posto per ognuno- nel senso che non importa chi sei o cosa fai, ognuno ha diritto a puntare al sogno americano; ognuno ha diritto a un po’ di dignità; ognuno ha il diritto di essere ascoltato. Ho visto tutto questo io stesso. Bruce è stato un grande fan- un grande amico durante quest’ultimo anno, e quando l’ho visto suonare sulla gradinata del Lincoln Memorial l’inno nazionale prima della mia inaugurazione, ho pensato che avesse colto come nient’altro lo spirito di cosa l’America dovrebbe fare. In un giorno come quello e oggi, voglio ricordare :Io sono il presidente, ma lui è il Boss.
E Bruce continua a ispirare con la sua “house-rocking, earth-shaking” E Street Band. A 60 anni, riempe ancora stadi, manda ancora i fans in delirio, sfila ancora in surfing sulla folla, ancora salta su e giù dal piano, conquista ancora nuovi fans, e riceve ancora nominations per i Grammys. E’ stata lunga la strada dal palco dello Stone Pony in Asbury Park a quello di oggi, ma è certo che dopo più di 30 anni e 120 milioni di albums venduti, Bruce Springsteen è ancora un “cool rockin’ daddy.”