Nel settimo episodio del podcast Renegades: Born in the USA, intitolato “Finding Home. Fatherhood”, Bruce Springsteen e Barack Obama hanno affrontato il tema “road vs. home life” e raccontato le difficoltà di conciliare vita pubblica con quella privata e le scelte necessarie che hanno dovuto affrontare per garantire equilibrio e armonia in entrambe. E soprattutto hanno parlato di come hanno imparato – dopo l’esperienza negativa della assenza dei loro padri – a fidarsi di se stessi come genitori. Obama ha aperto l’episodio dichiarando che, nonostante il successo pubblico, sia lui che Bruce sono d’accordo sul fatto che la cosa più importante nel corso degli anni sono state le loro famiglie. “Abbiamo avuto la fortuna di trovare donne straordinarie, forti e indipendenti che ci hanno spinto, ci hanno sfidato e ci hanno dato la possibilità di mettere radici. Donne che ci hanno aiutato a diventare versioni migliori di noi stessi e ci hanno costretto a farlo continuamente, facendoci riesaminare le nostre priorità. Michelle e Patti ci hanno anche fatto il dono più grande della nostra vita; la possibilità di essere padri. Per sperimentare le gioie, le prove e la profonda umiltà di essere mariti e papà. Abbiamo passato un po’ di tempo confrontandoci su ciò che mogli e figli continuano a insegnarci, quali valori vogliamo trasmettere, quali esempi vogliamo dare e che tipo di paese vogliamo lasciare loro in eredità. Neanche nella sua autobiografia, Bruce aveva toccato questi argomenti con tanta dolcezza, umanità e intimità.
«Il problema che ho avuto – racconta Bruce – è quello di non essere riuscito a fidarmi di me stesso per molto, molto tempo rispetto ai sentimenti di qualcun altro. Tutto quello che hai è la fede per andare avanti. Se fai un piccolo passo, sarai in grado di farne un altro. Da dove viene quella fede? Viene dall’amore nella tua vita. Il mio caso: Patti è stata un’enorme fonte d’amore nella mia vita e un profondo pozzo di fede per me. Mi ha dato la fiducia in me stesso che mi consentisse di mettere in gioco parti di me che non avevo mai messo in gioco prima e dire: “Penso di aver trovato un posto da tenermi stretto e lasciare che le cose facciano il loro corso”. Se tutto si dissolve, si rompe e finisce in rovina, allora è quello che doveva succedere. Ma se non finisce? Cosa succede se non finisce? Allora cosa devo fare? E se all’improvviso mi trovassi con una famiglia e con un amore duraturo? Chi sono io allora?”. Tutte queste cose venivano messe in discussione molto prima di essere papà. Io e Patti stavamo semplicemente insieme e ci stavamo semplicemente amando. Ci amavamo l’un l’altra. Quello era il nostro compito del giorno: costruire qualcosa. Ho 35, 36 anni e nel profondo voglio avere una famiglia, e mi sentivo come se dovessi essere onesto con lei. Ho detto: “Patti, io non so se posso farcela”. E lei ha risposto: “Bene, vedremo. Viviamo un giorno alla volta.” E abbiamo fatto così. Torno a casa una notte – ero stato via per alcuni giorni – entro nella stanza, e lei mi dice: “Oh! A proposito, sono incinta.” Siamo sul letto. Distolgo lo sguardo e lei non sa esattamente come risponderò, ma c’è uno specchio all’interno della porta e lei mi fa: “Ehi, ti ho appena visto sorridere”. Ecco fatto! Molti sorrisi dopo, sono qui seduto e il mio ragazzo sta per compiere 30 anni. […]. Ho scoperto che con Patti stavo cercando di definire per me un senso più ampio di essere “uomo” e un senso più libero di mascolinità. E questo mi spaventava. Avevo incontrato qualcuno che poteva cambiarmi e dare a qualcuno questa potere, significava concedergli un’enorme influenza sulla mia vita. Ma poi ti rendi conto che se non lo fai, non avrai una vita piena. […] Patti era stata con molti ragazzi e aveva lasciato molti cuori infranti. E io ero in giro. Mi sono detto: “Dannazione, sta vivendo come vivo io” nel modo in cui approcciava le sue relazioni. Non le piaceva essere legata. Non voleva aveva il guinzaglio. E questo l’ho trovato attraente in lei. Ho scoperto che avevo bisogno di qualcuno con quel tipo di potere». Springsteen ricorda poi: «Avemmo un incidente quando Patti era incinta di pochi mesi. Ebbe delle perdite e andammo dai dottori. Mentre siamo nello studio io sto lì e improvvisamente mi rendo conto: “Non c’è niente che non farei al mondo, in questo momento: se qualcuno dicesse che c’è un leone là fuori, lo affronterei”. Non c’era niente che non avrei fatto per far stare bene Patti e il bambino. Ed è stata la mia prima conoscenza dell’amore incondizionato. Per la prima volta nella mia vita provai un amore senza paura. Non lo sapevo, non avrei mai saputo che sarei stato capace di provarlo. Tutto quello che voglio fare in questo momento è essere l’uomo di cui mia moglie ed Evan hanno bisogno. […] E penso che questa fosse la domanda: “Sono capace di non deludere?” Non ne ero sicuro… Non ne sei mai completamente sicuro, suppongo. Ma dopo la nascita dei bambini, inizi a trovare le risorse che hai dentro di te che non sapevi fossero lì. E questo è il regalo che ricevi dai tuoi figli e da tua moglie: la possibilità di riconoscere il tuo nuovo io e del tuo essere uomo. Mi sono svegliato. Mi sentivo come qualcuno… non necessariamente qualcuno diverso, ma qualcuno molto più in là lungo la strada di quanto avevo mai pensato di diventare». Poi Bruce ha ricordato come i suoi lunghi tour inizialmente abbiano messo a dura prova il rapporto con la famiglia, tanto da dover decidere di ridurre il tempo “on the road” per dedicarsi maggiormente ai figli e a Patti. Ha ammesso che gli ci è voluto del tempo per trovare il giusto equilibrio tra la sua vita di rock star e quella di marito e papà e che, soprattutto all’inizio, quando i figli erano ancora piccoli, ogni volta che dopo un tour tornava alla vita domestica, riassestarsi era difficilissimo. «Ero a un punto della vita in cui la relazione e la famiglia erano diventate davvero una priorità . […] Quando sei solo, puoi prendere tutte le decisioni in assoluta libertà: Ti alzi quando vuoi. Vai in studio quando vuoi. Metti il tuo disco quando vuoi. Ma, da padre devi fare i conti con una nuova realtà e non puoi continuare a vivere in quel modo. Puoi dire: “Me ne vado per tre giorni o me ne vado per tre mesi”. Ma se sai che quando vai via per tre mesi, il rientro è duro e quando vai via per tre giorni, il rientro è più facile, è meglio che inizi a pensare di andar via per tre giorni! […] Tutto quello che sapevamo era che tirare la corda, non sarebbe stato un bene per il nostro rapporto». E’ così lui e Patti hanno cominciato a programmare i tour in modo da essere più presenti per la loro famiglia. «Abbiamo iniziato a dividerci… in altre vite separate. Ma mi sono detto che le cose che destabilizzano la mia vita, le voglio fuori dalla mia vita perché mi avveleneranno e avveleneranno il mio bellissimo amore. E così lentamente abbiamo capito tutto questo insieme […]. Quando sei “on the road” sei un re… ma quando torni a casa non lo sei. Sei l’autista, il cuoco la mattina… E il fatto è che ami quel posto dove devi essere nella vita. […] Quindi la cosa più difficile che ho dovuto imparare a fare è stare fermo. Avevo alcune abitudini a cui non avrei mai rinunciato. Vecchie abitudini da musicista. In parte era un programma che volevo continuare a rispettare. Mi piaceva stare sveglio fino alle tre o alle quattro del mattino, alzarmi a mezzogiorno. E per i primi anni dei nostri figli, ho conservato quell’abitudine, perché i bambini erano ancora piccoli e quindi facevo io il turno di notte: se piangevano di notte o succedeva qualcosa di notte, io ero sveglio. E così quando arrivava la mattina, mi svegliavo tardi. Ma quando i bambini sono cresciuti, c’era molto più lavoro mattutino che lavoro notturno. Così a un certo punto Patti venne e mi disse: “Sai, non sei obbligato ad alzarti presto. Ma se non lo fai, ti perderai tutto questo”. Chiesi: “Cosa intendi?” E lei: “I bambini sono al meglio al mattino, è allora che sono più belli, appena risvegliati da una notte di sogni. Sono al massimo della loro bellezza in quel momento al mattino e tu non lo vedrai mai.” E così capii che non volevo perdermelo. Quindi dissi: “Cosa devo fare?” E Patti: “Preparerai la colazione”. Io risposi: “Non so fare niente, a parte suonare. Prova a mettermi in qualsiasi altro posto e non so fare bene nulla”. E Patti: “Bene, imparerai”. E così sono diventato abbastanza bravo. Sono diventato abbastanza bravo con le uova, un buon cuoco di tavola calda. Potrei anche trovare un lavoro per qualsiasi tipo di pranzo tra le sei a mezzogiorno, e starei bene. […] E aveva ragione riguardo ai bambini. Se li vedevo la mattina, era quasi come se li avessi visti per l’intera giornata. E se mi fossi perso la mattina, per qualche motivo, non avrei potuto rimediare. Questa era la presenza. Quindi, punto primo: non ero mio padre, non dovevo più inseguire quel fantasma o preoccuparmene perché quella era una parte del mio passato. Punto secondo, [mi dicevo]: ovunque tu sia in quel momento, sii presente nelle loro vite. Prima pensavo quando qualcuno mi interrompeva mentre scrivevo, “Che diavolo! Non sai che grandi pensieri stavo pensando in questo momento?”. Ma poi mi sono reso conto, “Oh aspetta, le canzoni, sì… ma una buona canzone è lì per sempre. La musica è lì nella mia vita per sempre. I bambini no… me li perdo. Quindi, queste sono state le prime cose che ho capito dalla paternità. […] E così quando stavo lavorando, invece di pensare: “Oh, sono così impegnato ora a pensare grandi pensieri che non voglio essere disturbato”…mi fermavo ogni volta che qualcuno dei bambini entrava nella mia stanza. Smettevo di lavorare. L’unico modo per insegnare loro che “no” non era la risposta… era per me iniziare a dire: “Sì. Sì. Sì. Sì. Sì.” Ancora e ancora e ancora».
Per ascoltare l’episodio n.7 “Finding Home. Fatherhood” clicca QUI e per leggerne la trascrizione clicca QUI
Per ascoltare l’episodio n.6 “Wrestling With Ghosts” clicca QUI e per leggerne la trascrizione clicca QUI
Per ascoltare l’episodio n.5 “Every Man For Himself: Money And The American Dream” clicca QUI e per leggerne la trascrizione clicca QUI
Per ascoltare l’episodio n.4 “The Loss Of Innocence” clicca QUI e per leggerne la trascrizione clicca QUI
Per ascoltare l’episodio n. 3 “Amazing Grace: American Music” cliccare QUI e per leggerne la trascrizione completa cliccare QUI
Per ascoltare l’episodio n. 2 “American Skin: Race in The United States” cliccare QUI e per leggerne la trascrizione completa cliccare QUI
Per ascoltare l’episodio n. 1: “Outsiders: An Unlikely Friendship” cliccare QUI e per leggerne la trascrizione completa cliccare QUI
bellissimo articolo