“Mentre mio padre stava affrontando la terapia il 19 marzo a New York, fu raggiunto da Bruce e da Max che, dopo un fiume di parole e tentantivi […] riuscirono a convincerlo a suonare allo spettacolo di Indy. Fummo prelevati da una limousine da Sloan-Kettering, dove ci raggiunsero Maya, la moglie di mio padre, il dottor Chapman e Virgina Murphy e procedemmo per la FDR dove c’era un elicottero che ci attendeva e che in soli 8 minuti ci portò all’aeroporto di Newark […]. Prima che ce ne rendessimo conto eravamo nel jet con gli altri. Danny fu accolto con tantissimi abbracci e sorrisi, per non dire altro. Un’ora e mezzo dopo, eravamo nell’arena. Quando mio padre è entrato sul palco la folla ha iniziato a urlare in coro “Danny! Danny! Danny!”. Si poteva sentire fisicamente la “Magia” nell’aria [era il Magic tour]. Mio padre continuò a suonare come sapeva fare, perfettamente, con una grande naturalezza. La serata era elettrica. Il legame tra la band era speciale. Nils trascorse gran parte della serata accanto a lui, Clarence continuava a girargli intorno congratulandosi e incoraggiandolo durante tutto il tempo, e Bruce era visibilmente felice di averlo lì con loro. Non smisi di sorridere un attimo. Dopo il bis emozionante, lasciò il palco e andò direttamente alla macchina, poi in aereo, e arrivò a NY alle due del mattino addormentato. Fu davvero come un sogno. Al mattino, mentre beveva il caffè, ci guardammo e realizzammo la grandezza di quanto era accaduto. Era stato un grande giorno! Mio padre è sempre stato una immensa fonte di ispirazione per me… posso solo immaginare quale fonte di ispirazione sia per gli altri”.
Era il 20 marzo 2008. Danny morirà nemmeno un mese dopo, il 17 aprile.
Nostalgia