Il quinto episodio del podcast Renegades: Born In The USA che vede protagonisti Bruce Springsteen e Barack Obama, è intitolato “Every Man For Himself: Money And The American Dream” ed è una lunga riflessione su come sia cambiata l’economia americana, su come si sia aggravata la disuguaglianza sociale e su come “nella caccia all’onnipotente dollaro si siano persi alcuni dei valori della comunità, della solidarietà e della condivisione”. Bruce ha raccontato di come sia cambiato, nel corso della vita, il rapporto con il suo American dream,
la gestione della sua svolta economica e il rischio di allontanarsi dalla realtà a causa del successo raggiunto definitivamente negli anni 80. Nonostante non vivesse certo una vita particolarmente agiata e abitasse in una casa piuttosto fatiscente, Bruce ha ricordato di non essersi mai sentito in difficoltà quando era ragazzo: «Si era consapevoli di alcune differenze di classe, ovviamente, ma sembrava molto meno drammatico di quanto le persone lo sentono oggi. Programmi come “Lifestyles of the Rich and Famous” hanno introdotto la cultura del materialismo nella casa di tutti, 24 ore al giorno e all’improvviso gli viene detto: “Non sei abbastanza buono a meno che tu non abbia questo”». Ha parlato delle storie narrate in Nebraska, ha cantato “Atlantic City” e “Used Cars“. E quando negli anni Ottanta – dopo “i pessimi affari” che, nonostante dieci anni di registrazioni, lo avevano ridotto “piuttosto al verde”- con l’industria discografica che lo incalzava, si ritrovò in tour per saldare i debiti e improvvisamente si riscoprì ricco e incapace di sostenere il senso di disagio che questo cambio di tenore aveva comportato. «Il mio primo lusso – ammette Bruce- è stato il lusso di ignorare i miei soldi. Ricordo di aver comprato una Chevrolet Camaro da 10.000 dollari. Ogni volta che ci entravo, mi sentivo come se stessi guidando una Rolls Royce in oro massiccio ed ero imbarazzato […]. “Perché mi sento male? Non me lo merito. Perché non ho una partner, una vita familiare, figli e soddisfazioni mie? Perché non merito niente di tutto questo”. Guadagnare soldi mi ha costretto a interrogarmi su chi fossi… Sono rimasto fisicamente, emotivamente, mentalmente, spiritualmente una parte della comunità da cui provenivo. Questo è stato davvero importante per me. Sono rimasto nel New Jersey. Ho continuato a frequentare gli stessi bar. Ho suonato negli stessi locali nei fine settimana quando potevo. Avevo lo stesso gruppo di amici e probabilmente l’ho portato all’estremo. Ma ripensandoci, preferisco aver portato queste cose all’estremo piuttosto che vivere nell’altro modo. Sono interessato alla storia che voglio raccontare e so che quella storia e me stesso sono inspiegabilmente collegati alla comunità, alle persone e al luogo da cui provengo. E se interrompo quella connessione perdo qualcosa di essenziale. […] Ho comprato una casa nella comunità più esclusiva di questa piccola parte del New Jersey. E mi sentivo malissimo per questo. La prima notte che sono in quella casa ho pensato: “Sono impazzito? Cosa ci faccio in questo posto?” Ma quello che ho capito è che […] era una casa grande e speravo di riempirla. Ecco perché l’ho presa. L’ho comprata per riempirla, per riempirla con quell’interezza che stavo cercando» .
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Per ascoltare l’episodio n. 2 “American Skin: Race in The United States” cliccare QUI e per leggerne la trascrizione completa cliccare QUI
Per ascoltare l’episodio n. 1: “Outsiders: An Unlikely Friendship” cliccare QUI e per leggerne la trascrizione completa cliccare QUI