Springsteen, Little Steven e Southside Johnny celebrano in radio il “Fourth of July, Asbury Park”

by Danny Clinch

Come preannunciato, Steve Van Zandt e Southside Johnny Lyon sono stati ospiti dello show DJ di Bruce Springsteen “From My Home to Yours” ieri mercoledì 1 luglio, su SiriusXM E Street Radio. La trasmissione -della durata di ben due ore- a differenza delle prime sei puntate che hanno avuto come tema centrale la pandemia, la politica e lo stato generale del mondo, è stata un omaggio al “Fourth of July, Asbury Park” con una setlist tutta dedicata alla scena del Jersey Shore, con la musica di Springsteen, Southside, Little Steven e alcune canzoni di Gary US Bonds e Clarence Clemons.  Ci sono state anche molte discussioni animate tra le canzoni e ricordi nostalgici, e tante risate e divertimento. A seguire, la trascrizione della puntata:

Intro music: “4th of July, Asbury Park (Sandy),” Bruce Springsteen

Springsteen: “Ciao, salve, compagni americani e delle feste estive, sono felice di essere qui con voi, in questo weekend del 4 luglio, per aiutarvi a celebrare il nostro Giorno dell’Indipendenza. Oggi abbiamo un “Three-DJ Spectacular” tutto per voi. Vi passerò la musica con Southside Johnny … Southside: Sì, cari!

Springsteen: … e Little Steven Van Zandt!!

Van Zandt: Ehi, come va?

Springsteen: E ci concentreremo sullo stile soul di Asbury Park, tra il 1977 e l’88, quando Southside e Steven e io ci siamo uniti allo Stone Pony, e Steve e South avevano la loro fantastica, fantastica band house lì, che ho passato molte notti fottutamente ubriaco (tutti ridono) … quindi, iniziamo con Southside Johnny e, naturalmente, “Some Things Just Don’t Change”.

“Some Things Just Don’t Change,” Southside Johnny & the Asbury Jukes

Springsteen: “Some Things Just Don’t Change!” Southside: “È una canzone che mi fa morire, Steven. Devo ammetterlo. Van Zandt: “Sono d’accordo con te.

Southside: La suoniamo ancora live. Ricordo che Steven mi rimproverò una volta, mentre noi tre suonavamo alla Asbury Convention Hall per qualche cosa di beneficenza o altro. Disse: “Non canti più le melodie?” E così sono tornato e ho ascoltato tutto e mi sono detto: “Oh sì, devo tornare a cantare le melodie”.

Springsteen: Ehi, è un grande melodia. E ho alcune domande di base. Innanzi tutto, questa musica si distingueva soprattutto per l’uso dei fiati, che era incredibilmente originale nel 1978. Come avete messo insieme i Jukes? E poi di chi è stata l’idea di avere una sezione di fiati in una band da club, dove non era molto conveniente, allora?

Van Zandt: Sai, penso che sia stato il fatto che andammo a vedere Sam & Dave.

Southside: Sì.

Van Zandt: Quella è stata una sera incredibilmente importante. Eravamo tutti lì, noi tre.

Springsteen: Stai parlando della Fastlane o della Satellite Lounge?

Southside: Satellite Lounge! Wow, che posto.

Van Zandt: Fino ad allora, eravamo una specie di band blues e decidemmo, di passare al livello successivo, suppongo dopo quella notte.

Springsteen: Oh, ricordo quello spettacolo come se fosse ieri. È stato incredibile Oh mio Dio. Sam e Dave in quella piccola Satellite Lounge!.

Van Zandt: Eravamo a sei piedi di distanza.

Springsteen: Eravamo a sei piedi di distanza, e abbiamo visto Sam Moore dirigere quella band, ed è stata probabilmente una delle più grandi serate musicali della mia vita.

Van Zandt: Sì, penso che sia stato dovuto a quella esperienza. Voglio dire, ci piacque l’idea di avere 3 fiati…

Southside: C’è voluta una vita. Avemmo un sassofonista per un po’ ma non  funzionò. Quindi provammo a trovare un trombettista. Fu molto difficile trovare tre ragazzi che volevano suonare R&B. Tutti volevano suonare jazz o Top 40.

Van Zandt: Vero. Poi finalmente abbiamo fatto l’album. E poi dopo l’album, siamo andati a cinque, perché questo tizio arrivò da Filadelfia. Non so perché. Non so come ci siamo collegati. Ma questo tizio è arrivato da Filadelfia per orchestrare i fiati. Perché non ho mai saputo scrivere musica, quindi gli avrei solo cantato le parti, e lui le orchestrò per cinque fiati, per qualche ragione

Southside: Sì!

Van Zandt: Ed ero proprio come “Amico, mi piace quel suono”. E così restammo insieme dopo. Ma non lo so. Non so come ci mettemmo in contatto con lui. 

Southside: Nemmeno io ricordo. Ricordo solo che c’erano persone fantastiche in quel gruppo. Tutti erano dei personaggi particolari. Una volta che ascoltato anche il baritono (sax), fu la fine. Dovevamo averlo. Springsteen: Beh, hai avuto sezioni di fiati uniche, ovviamente composte da persone uniche in se stesse. Devo dire qualcosa su La Bamba (Richie Rosenberg), Love Man (Mark Pender)

Van Zandt: Kingfish Eddie Manion. A quel tempo, credo, Stan Harrison. 

Southside: Stan Harrison, sì.

Van Zandt: Abbiamo avuto un paio … abbiamo avuto G the G (Rick Gazda) per un po’.

Southside: Se erano divertenti in studio, non sapete quanto lo fossero in viaggio!

Springsteen: “Quindi, oggi mi concentrerò, fondamentalmente, sulla musica incentrata sui fiati che è uscita da Asbury Park, e sul modo in cui li abbiamo usati nella musica di Steve, quella di Southside e anche nella mia. Quindi ecco qualcosa che fu scritta per Darkness on the Edge of Town nel 1978, ed è qualcosa che abbiamo vissuto a The Carousel, chiamato “Gotta Get That Feeling” “

  “Gotta Get That Feeling,” Bruce Springsteen

Southside: Ed è un live. È fantastico! Sembra una registrazione in studio.

Van Zandt (sarcasticamente): Perché dovresti mai sentire questo disco? (Tutti ridono)

Springsteen: Questo brano si è perso nella moltitudine  delle sessions di  Darkness on the Edge of Town, insieme a molte altre cose buone di Darkness… è uscito nel box set The Promise.

Van Zand: Penso di sì. Ci sono tante cose buone lì, amico.

Southside: C’è anche un altro brano che non hanno pubblicato ma che avrebbero dovuto.

Springsteen: Sì, andava pubblicato da qualche parte: “Tutti i dischi che non abbiamo mai fatto, ma che avremmo dovuto fare”. Ma comunque, è davvero un ottimo arrangiamento. Dobbiamo aver lavorato molto duramente in studio, Steve, perché è un arrangiamento piuttosto complicato, con le trombe e le transizioni nella band e tutto il resto.

Van Zandt: Sì, faceva parte di quell’era di due anni e due album, in realtà, dove stavamo organizzando tutto, tutto doveva essere al massimo. Volevamo che l’assolo fosse eccitante. Volevamo che ogni bridge fosse una sorpresa. Sorpresa, sorpresa, sorpresa, fino in fondo.

Springsteen: Per ognuno di noi c’erano almeno due album da pubblicare.

Van Zandt: Sì, sì.

Springsteen: Quindi andrò avanti, a “Love Again”, dal mio amico Little Steven. Dal Summer of Sorcery, il ritorno dell’uomo all’anima!

“Love Again,” Little Steven & the Disciples of Soul

Springsteen: Erano Little Steven & the Disciples of Soul. Allora dimmi, Steve. Trent’anni. Perché? (tutti ridono). Cosa ti ha fatto perdere così tanto tempo?

Van Zandt: Non lo so. Vorrei avere una scusa. Ma sai, ho iniziato a recitare. E poi rimetti insieme la band. Non mi ero reso conto che fosse passato così tanto tempo, onestamente. E non avevo intenzione di tornare. Era una circostanza bizzarra. Questo tizio a Londra, uno dei nostri promoters, Leo Green, disse: “Metti insieme una band e suona al mio festival blues”. E da lì è ripartito tutto, visto che tu avevi deciso di fare lo spettacolo di Broadway e  io non avevo un nuovo programma televisivo. Quindi è stato come “Beh, non c’è davvero nient’altro da fare. Quindi …

Southside: “Non avevo un nuovo programma TV!” (ride)

Van Zandt: Lo spettacolo (di Londra) è andato così bene che ho detto: “Facciamo un disco … Non sono pronto a scrivere un disco, quindi facciamo insieme un album di canzoni che ho scritto per altre persone. Ed è uscito l’album dei Soulfire. E poi c’è stato il Soulfire Tour e, a metà del tour, amico, ho iniziato a riesercitare i muscoli della scrittura…

Springsteen: Questa è la cosa meravigliosa. La cosa sorprendente è che sei riuscito a scrivere un disco a questo livello e di uscire con qualcosa di completamente nuovo, conservando tutta l’anima, l’intensità e il divertimento dei dischi che avevi fatto…  quel primo disco che avevi fatto.

Van Zandt: Era intriso delle cose della mia vita,  in qualche modo ricollegato al Soulfire Tour. Metti l’intero Soulfire Tour in un frullatore ed esce Summer of Sorcery. 

Springsteen: Semplicemente fantastico.

Van Zandt: Sì, quello (“Love Again”) è stato uno dei miei omaggi a Sam Cooke, con un piccolo tributo a Southside alla fine., conun paio di licks di Southside.

Southside: Sì, ho sentito anche Sam Cooke. Adoro quel verso, “Sto affogando nell’autocommiserazione mentre il mio cuore sta morendo di sete.” E’ davvero un gran verso!

Springsteen: Molti dei testi lo sono. Bene, abbiamo Southside in arrivo. E una delle mie canzoni preferite di Southside, e… Steve, dovrai ricordarmi tu se avevo qualcosa a che fare con questo brano. (ride)

Van Zandt: Sì ce l’hai.

Springsteen: Questo è “Love on the Wrong Side of Town”.

Van Zandt: Questo è il tuo riff.

“Love on the Wrong Side of Town,” Southside Johnny & the Asbury Jukes

Springsteen: Va bene. Quindi quello era il mio riff, Steve?

Van Zandt: Sì, amico.

Southside: È stata colpa tua!

Van Zandt: Ho preso la chitarra e suonato quel riff.

Springsteen: Sei stato generoso, generoso per avermene dato un po’ di credito, allora. (ride e canta riff).

Van Zandt: Sì, amico, senza il riff, sai… (tutti ridono)

Southside: Ancora oggi, quando iniziamo quella canzone, ecco… si aprono le porte. Tutti scendono e iniziano a ballare. E in tutti questi anni non me ne sono mai stancato, perché la reazione del pubblico è così travolgente.

Springsteen: Ah, è fantastico.

Southside: Inoltre, è anche una grande canzone da cantare. È una canzone da cantante.

Springsteen: È una vera canzone da cantante.

Van Zandt: È stato divertente registrare quelle cose nella vecchia CBS, in quella grande stanza, amico.

Springsteen: Questo è quello che ti avrei chiesto. Dove l’hai registrato? Era il secondo disco?

Southside: Sì.

Van Zandt: È il secondo disco. E lo registrammo nella vecchia CBS – credo 52° Strada

Southside: Sì.

Van Zandt: Voglio dire, era un classico… lì avevano gli strumenti da orchestra.

Springsteen: Sì, venni a trovarti per una sessione. Non ricordo di cosa…

Van Zandt: Facemmo il singolo di Ronnie Spector.

Southside: Avresti dovuto vederlo con le corde, quando le abbiamo introdotte. Steve era in piedi di fronte a loro, e tutti lo guardavano come se fossero arrivati gli alieni. È stata una vera avventura.

Van Zandt: È incredibile quanto bene reggano quei dischi. Voglio dire, Popeye (batterista Kenny Pentifallo) mi impressiona davvero, va detto. Questo e “Some Things Just Don’t Change”, amico. Suona delle cose fantastiche alla batteria, amico.

Springsteen: Le percussioni sono tutte fantastiche.

Van Zandt: E voglio dire, questi erano tempi in cui … entravi direttamente con la band. Nessun concetto di session, ragazzi. 

Springsteen: No.

Van Zandt: La band era la band. Ci buttavamo dentro. Nessuna traccia di clic. No niente.

Southside: Questo è anche l’album in cui abbiamo avuto i Five Satins.

Van Zandt: Abbiamo avuto i Five Satins, i Coasters e i Drifters.

Springsteen: Era per “First Night”?

Van Zandt: Sì. Penso che i Five Satins fossero per “First Night”. La prima canzone doo-wop che ho scritto.

Springsteen: Ci arriveremo più tardi, perché è una delle mie preferite.

Van Zandt: Una delle mie preferite è anche “Little Girl So Fine” con i Drifters.

Southside: Sì, è una bella canzone.

Springsteen: Ah, giusto!”

Van Zandt: Un’altra tua (scritta da Springsteen). Questo è il mio album preferito, davvero.

Springsteen: Grandi canzoni.

Van Zandt: Ha davvero un legame reale con le nostre radici.

Springsteen: Sì, grandi canzoni, e poi ci hai messo le corde e hai fatto tutto da capo.

Van Zandt: Sì. mi dissi “Andiamo.” E anche Johnny canta alla grande. 

Southside: Oh, stai zitto.

Springsteen: Favoloso.

Van Zandt:  (cantando)”Darling… ” è grandiosa

Springsteen: Ottima voce.

Southside: L’unico problema che avemmo, fu che volevamo ascoltare le storie di tutti i ragazzi delle diverse squadre vocali. E poi Earl “Speedo” …

Van Zandt: The Coasters.

Southside: Cantava con loro, Earl Carroll, che cantava “Speedo”con The Cadillacs. Uno dei miei idoli. E poi eccolo qui, a cantare le basi di uno dei miei dischi.

Van Zandt: Un ragazzo con cui non abbiamo avuto occasione di parlare è stato Richard Barrett, una delle leggende assolute di tutti i tempi, che … beh, prima di tutto, cantava “Some Other Guy, Now” diretto ai Beatles e a tutti. Questa è la sua canzone. 

Southside: The Chantels.

Van Zandt: E suonava il piano in The Chantels, in” Maybe”.

Springsteen: Whoa!

Van Zandt: Gli abbiamo fatto suonare il piano nella nostra canzone doo-wop, nell’album.

Springsteen: E’ un bel merito

Van Zandt: Voglio dire, davvero. Non avemmo nemmeno la possibilità di parlare con lui. Fu una di quelle sessioni folli.

Springsteen: Bene, procediamo con la E Street Band, tornando indietro nel tempo, con qualcosa qui che avrebbe spaccato tutto!

“So Young and in Love,” Bruce Springsteen

Springsteen: E stiamo andando per un altro brano. Avremo adesso un po’ di Bonds.

Van Zandt: Va bene!

“Soul Deep,” Gary U.S. Bonds

Springsteen: Quello ovviamente, era Gary U.S. Bonds.

Van Zandt: Mmm-mmm-mmm. Quel disco, amico.

Springsteen: Era “Soul Deep”. Chi ha fatto l’originale? Qualcuno lo ricorda? Southside: The Box Tops.

Springsteen: The Box Tops. Tutto ok.

Southside: Come si chiama? Alex Chilton. Grande cantante.

Van Zandt: Alex Chilton lo ha cantato. E Wayne Carson l’ha scritto. Lo stesso che ha scritto “The Letter”.

Springsteen: Questa è proprio la E Street Band con Bonds. Che disco è?

Van Zandt: Penso che sia il secondo. Molte persone non hanno sentito il secondo, è un album incredibile. Penso che sia uno degli album con il miglior suono che abbiamo mai prodotto

Springsteen: Disco dal suono buono, sì.

Van Zandt: È un album fantastico. L’intera cosa è sorprendente. C’è “Club Soul City”, che ho usato in “Lilyhammer”. Tu (Springsteen) hai scritto gran parte dell’intero album. Avemmo il successo con il primo album, quindi molte persone ascoltarono quel primo album.

Springsteen: Giusto.

Van Zandt: Ma il secondo tipo se lo sono un po’ persi. È stato un peccato. Perché in realtà è meglio.

Springsteen: Sì, c’erano delle belle cose. Ormai ci eravamo abituati a suonare con Bonds. Quindi, ovunque tu sia, Gary U.S. Bonds …

Southside: Uno dei ragazzi più divertenti con cui tu abbia mai parlato. Springsteen (ride): Buon 4 di luglio, Bondsy. Bene. Ecco ora, una delle collaborazioni da me preferite tra Steve e Southside. E penso che tu l’abbia fatto nel tuo ultimo tour. “Coming Back” Steve, con i Disciples?

Van Zandt: Sì. Ne ho fatti diversi … in effetti, questa volta abbiamo avuto un’intera sezione dedicata ai tributi a Southside e ai Jukes del tour. 

Southside: E non ero nemmeno morto!

Springsteen (ride): Sentiamolo.

“Coming Back,” Southside Johnny & the Asbury Jukes

Southside: Sì, Steven.

Springsteen: Bello. Voglio approfondire, quindi. Quindi ne discuteremo. 

“Until the Good Is Gone,” Little Steven & the Disciples of Soul

Springsteen: Va bene. “Until the Good Is Gone.” Per qualche ragione, quella canzone mi ricorda le  spietate giocate a Monopoli.  (tutti ridono)

Southside: E porteresti i biscotti di tua madre e ci faresti pagare $ 500 per un biscotto.

Springsteen: Dannazione, avrei dovuto farlo! Avrei avuto un vantaggio. Qual era il viale su cui si trovava la casa. Ragazzi, ve lo ricordate?

Southside: “Sewell Avenue”.

Springsteen: Sewell Avenue. Monopoli spietati in Sewell Avenue ad Asbury Park… giocavamo a Monopoli in modo molto personalizzato. Ma bravo Steve.

Van Zandt: Da allora non ho mai avuto un rullante così buono. 

Springsteen: Domanda, ragazzi: “Coming Back”… era il disco della riunione di Jukes. Come andò?

Van Zandt: Ho dovuto pensarci due volte. Stavo facendo qualcosa con quel tipo che aveva lì la casa discografica. Chiuse subito dopo l’uscita dell’album. (tutti ridono)

Southside: Fu  assorbito da …

Van Zandt: Da Universal, o qualche altra compagnia 

Southside: Sì, qualche altra. E all’improvviso, è stato come …

Van Zandt: Ho dimenticato il perché. Ma ho dovuto pensarci due volte, perché l’ultima cosa che avevamo fatto era stata Hearts of Stone, che fu un disco molto apprezzato. Ho pensato: “Amico, non sono sicuro di poterlo superare”. Quindi ho dovuto davvero l’occasione. E comunque, ho scritto “Coming Back” e ho pensato che fosse un buon modo per iniziare.

Southside: È stato anche facile. Una volta iniziato, era proprio lo stesso… Van Zandt: Ho scritto alcune cose buone per quello.

Southside: E abbiamo avuto delle ottime cover. Jimmy Barnes, penso che l’abbiamo fatto, sto cercando di ricordare …

Springsteen: Sì, quello era il disco che conteneva l’originale “All the Way Home”

Southside: Sì

Van Zandt: Esatto. È la prima volta che ce la facciamo. E tu ci hai suonato il piano

Southside: Abbiamo doppiato quella parte. (Springsteen e Van Zandt ridono)

Van Zandt: E tu (Springsteen) canti in “‘Til the Good is Gone”. In realtà hai cantato tutta le melodie del mio primo album da solista. Non accreditato. Perché all’epoca stavi combattendo con la casa discografica.

Springsteen: Giusto, non mi lasciavano apparire su qualsiasi cosa

Van Zandt: Su Gary Bonds.

Springsteen: Su Bonds! Giusto.

Van Zandt: Cantai le tue parti nel secondo album di Gary Bonds, come “Angeline” mi sembra. E poi ho detto: “Fanculo, canterai nel mio album. Voglio dire … Non ti abbiamo mai dato i crediti.

Southside: Sai, non riesco a immaginare che tu abbia dovuto combattere con la casa discografica. Voglio dire, andiamo! Quanti soldi hanno fatto grazie a te, per l’amor di Dio?

Springsteen: Non è successo spesso qualche volta. (ride). Ma grazie a Dio, non molto.

Southside: Vedi, questo è il problema con altre persone. Quando altre persone vengono coinvolte in ciò che fai, non capiscono. Non capiranno mai. Devi solo farlo e al diavolo.

Van Zandt: Ricordo che questo avveniva subito dopo The River. Quindi Born in the USA non c’era ancora.

Southside: Sì, okay, giusto.

Springsteen: Giusto. Era agli inizi

Van Zandt: Dopo non si sarebbero fottuti con te. (tutti ridono)

Springsteen: Ora vi farò ascoltare uno dei miei preferiti di tutti i tempi. E hai detto di averlo usato su “Lilyhammer”, quindi ascoltiamolo. Sono Gary Bonds e Chuck Jackson.

Southside: Sì!

Springsteen: Oh mio Dio.

“Club Soul City,” Gary U.S. Bonds

Southside: Okay, ora mi posso anche ritirare

Van Zandt: Va benissimo, amico.

Springsteen: Oh, amico. Un momento di silenzio per questo brano che è probabilmente il mio preferito tra quelli che ho scritto per qualcun altro, penso … e non avrei mai potuto cantarlo o rendergli giustizia.

Southside: Stai parlando di due grandissime voci. Facemmo qualcosa con Chuck Jackson: Bondsy dette una festa di compleanno e incontrai Chuck Jackson. Mentre cantavo la mia canzone Chuck uscì e teneva il microfono a due metri dalla sua bocca. Mi chiesi “Come fa a farlo?”

Springsteen: Un uragano di voce.

Van Zandt: Incredibile.

Springteen: Quando quella canzone si interrompe e canta “Restricted to the losing kind”, pensi “semplicemente incredibile.”

Southside: È incredibile, le persone che abbiamo incontrato, se ci pensi. Nel corso degli anni. Persone che abbiamo sempre venerato. Pensi che siano altri posti dove non andremo mai, e poi eccoli lì, stai parlando con loro… Van Zandt: Ne abbiamo parlato.

Springsteen: Su quel disco, sì.

Van Zandt: E fin dall’inizio. Fin dal primo …

Southside: Bene, Leo Dorsey e Ronnie Spector.

Van Zandt: Ne abbiamo parlato. Perché ricordo come chiamavano il circuito dei vecchi successi, nel 1973. 

Southside: Dovells…

Van Zandt: The Dovells e Dion. E tutti furono messi da parte tra i 30 e i 40 anni, amico.

Springsteen: Sì, ragazzi con le più grandi voci nella storia della musica americana.

Van Zandt: The British Invasion ha tolto il lavoro a tutti gli eroi. È stata una conseguenza non intenzionale, ma è quello che è successo. E noi facevamo qualcosa tipo, “Amico, dobbiamo davvero usare queste persone il più possibile, per ricordare alle persone che esistono ancora”.

Springsteen: Questo è ciò che la gente non ricorda: che erano giovani. Voglio dire, avevano solo circa sei anni più di noi. Era una generazione durata poco e c’erano tutte queste incredibili voci là fuori incustodite, senza materiale per loro, senza produttori per loro, o case discografiche per loro. Ed erano ancora artisti incredibili, incredibili. Ad esempio Bondsy: entrai nella lounge dell’aeroporto o non so dove una notte, e lui era lì, a suonare al bar con la sua band, senza un sax. Fu allora che lo incontrai. (Van Zandt ride) E ci sedemmo a un tavolo. E dissi: “Bonds, dov’è il sassofonista? Dov’è Daddy G? Dov’è quel sax maledetto?”. “Oh, non ho più bisogno di lui. “Ed è così che mi unii a Bonds, e finimmo per produrlo, e  Bonds aveva quella voce fenomenale che ha ancora oggi.

Van Zandt: Mi sorprese questa cosa. Infatti ricordo quando mi dicesti che avresti lavorato con Bonds, pensai: “Con tutti quelli che ci sono qui, lavora con Gary Bonds?” perché ricordo i suoi dischi da festa…

Southside: Una volta cantavamo una delle canzoni di Bonds.

Van Zandt: Erano ottimi dischi per le feste. Ma mi chiesi: “Avrà una voce adatta?”. E entrammo in studio, e dissi “Oh, mio ​​Dio!”. Uno dei più grandi cantanti soul di tutti i tempi. Non lo avresti mai detto dai suoi primi dischi.

Springsteen: Era una stella del rock’n’roll nero”.

Van Zandt: “Erano delle feste …

Springsteen: I dischi della festa rock R&B del party.

Van Zandt: Sembravano proprio realizzati in garage. (Southside ride) Springsteen: Sì, fu fatto in Virginia. E non ricordo il nome del produttore. 

Southside: Sì, neanche io.

Van Zandt: Quindi, una volta entrati in studio, dissi: “Amico, hai ragione, questo ragazzo può cantargli quello che vuole”. E ci portammo dentro Chuck Jackson e Ben E. King. 

Springsteen: Oh, Dio 

Van Zandt: Ho dimenticato quale canzone abbiamo fatto con Ben E. King, ma …

Springsteen: Basta sedersi dietro il vetro e guardare questi ragazzi andare al microfono, aprire la bocca e scatenare la loro voce sulle cose che abbiamo scritto, è solo …

Van Zandt: Vorrei che avessimo fatto di più, onestamente.

Springsteen: Oh, avremmo dovuto fare di più. Perché è stato un tesoro. Southside: Sì, ma come dici tu, se non l’avesse fatto voi, nessuno lo avrebbe fatto. Nessuno stava facendo quelle cose.

Springsteen: Bello

Van Zandt: Abbiamo sempre avuto un attenzione alla tradizione e ne eravamo orgogliosi.

Southside: Sì, è stata la musica che ci ha davvero commosso. Voglio dire, per quanto ci piacessero The Yardbirds e The Stones e ci piacciono ancora, era proprio quella voce incredibile ed emotiva che cercavamo, come quella di Ben E. King 

Springsteen: Grande modo di cantare, grande arrangiamento e grande scrittura e poi  grande spettacolo. Fino ad oggi, ho imparato di più da Sam Moore, come leader di band, che da chiunque mi venga in mente. Ho visto Sam & Dave due volte. Li ho visti una volta al Fastlane e una volta al Satellite Lounge. Ma come stavi dicendo, furono serate decisive per me che volevo volevo dirigere una band e per il tipo di spettacolo che volevamo fare. Quindi, adesso passo a qualcosa un po’ diversa. Questo brano è stato scritto per il disco Born in the USA. Ha una bella sezione di fiati.  E’ “Lion’s Den”. 

“Lion’s Den,” Bruce Springsteen

Springsteen: Un altro brano

“Soul Power Twist,” Little Steven & the Disciples of Soul

Southside: Nessuno può dire qui che Little Steven Van Zandt non sia au courant

Springsteen: Sai che sto ballando il twist! 

Southside: Cos’è la Karate Monkey?

Van Zandt: Questo è un successo di Chubby Checker.

Southside: “Karate Monkey?”

Van Zandt: Sì.

Southside: “Non ho mai … Sembra una danza pericolosa.

Springsteen: Pensavo che l’avessi inventata tu.

Van Zandt: The Woggles – una delle band della nostra etichetta- ne ha fatto una cover. È un disco fantastico. Dovete sentirlo. È fantastico. “The Karate Monkey”.

Springsteen: Adoro quella canzone. Riportiamo il Twist nel 2020 ché ne abbiamo davvero bisogno. 

Southside: Qualcosa, qualunque cosa. … è la danza perfetta anche per il COVID, perché non tocchi nessuno.

Van Zandt: “Social Distance Twist”.

Springsteen: “Esatto. Ben fatto, LittleSteven, ben fatto. Cosa possiamo dire? Bene. Ora Southside, voglio far sentire questo brano, perché la sua genesi è così strana e contorta.

“The Fever,” Southside Johnny & the Asbury Jukes

Springsteen: Ben fatto, Southside.

Southside: Grazie. Grazie per la canzone, comunque. 

Van Zandt: È fantastica, eh? Non l’avevo mai sentita che da quando è uscita, non credo. 

Springsteen: È una grande versione. Quella performance ha resistito davvero, Southside.

Southside: Grazie, grazie, grazie, grazie.

Springsteen: Ho dovuto farlo sentire perché la genesi è così strana, in quanto… ricordo, l’ho scritto… non ricordo nemmeno per quale disco, potrebbe essere stato per Darkness on the Edge of Town o qualcos’altro. Forse un po’ prima. Ma era una demo. In qualche modo la demo fu rubata e cominciò a essere passata alla radio di Filadelfia, immagino su WMMR. E in un certo senso è diventata una costante a Filadelfia, dove questa canzone, ogni volta che la suoniamo è un grande successo. Ma in realtà era solo una di quelle canzoni che non sarebbero state pubblicate. Ma è scappata. E poi quando avete fatto il vostro primo disco, ne avete inciso la versione, giusto? Questa è la tua traccia.

Southside: Sì

Van Zandt: Abbiamo chiesto a Clarence di fare quella parte parlante, perché era così iconico. Ma questo è tutto Jukes. Si. Questo è Alan Berger su quella linea di basso, il che è fantastico.

Southside: Quello che ricordo è che ero venuto a trovarti, Bruce, a The Ledge, credo, a Princeton.

Springsteen: Sì, a New Brunswick o da qualche parte. The Ledge in New Brunswick? (Nota del redattore: sì.)

Southside: Non ricordo dov’era. Ma comunque, facesti la canzone e la folla impazzì. E poi un paio di giorni dopo, eravamo a The Stone Pony, per le prove del primo album. E entrasti e iniziasti a suonare la canzone e chiedesti: “Che ne dite di questa canzone per voi ragazzi?” E pensai: “Cosa sei, fuori di testa?” (Springsteen ride). E ancora mi dico “Cazzo, quell’uomo è pazzo!” Ma è stato un dono così straordinario e lo suoniamo quasi ogni notte. Voglio dire, il pubblico deve ascoltarlo.

Springsteen:  fantastico.

Van Zandt: È divertente ascoltarlo di nuovo. Devo averlo riprodotto sulla Telecaster, per il controllo del volume. Si ottiene il controllo del volume con il mignolo. 

Southside: Una delle altre cose che ricordo è che eravamo in studio e non ricordo se fosse questa canzone o qualcos’altro. Ed ero nel bel mezzo della ripresa, e i dirigenti entrarono. E Steven interruppe la ripresa. Ed ero furioso. Iniziai a imprecare. Dovette abbassare il microfono. “Fanculo quei … fanculo!”. Perché, la cosa che esce fuori con tutte queste cose è la passione con cui cantiamo. Voglio dire, abbiamo imparato da Ben E. King e da tutti quei ragazzi che è importante. 

Van Zandt: Sì, siamo stati fortunati, perché Bruce aveva saputo… avevo detto a Bruce: “Sai, sto pensando di andare in studio.” Bruce rispose:”Dovresti incontrare questo ragazzo, Steve Popovich.

Southside: Oh, sì. 

Van Zandt: Immagino che tu lo abbia conosciuto come un uomo della Columbia,  vero?

Springsteen: Giusto.

Southside: Era uno di noi.

Van Zandt: Era il ragazzo perfetto. L’ha capito davvero.

Southside: Era pazzo come tutti noi.

Van Zandt: Sì. È stato un matrimonio fantastico, e ha funzionato davvero . Springsteen: Sì. Bravo ragazzo. Mettiamo un pezzo per Big Man.

Van Zandt: Sì, amico.

“Savin’ Up,” Clarence Clemons & the Red Bank Rockers

Springsteen: J.T. Bowen.

Van Zandt: Oh, la voce su questo pezzo!

Springsteen: Canta!

Southside: (canta) Sì, sì.

Springsteen: Quello era no i Red Bank Rockers. Clarence Clemons e i Red Bank Rockers.

Southside: Abbiamo fatto un sacco di spettacoli con loro. The Jukes and the Red Bank Rockers. 

Springsteen: Oh, è una bella cosa

Southside: Sì. Siamo finiti negli spettacoli degli altri. Sai, voglio dire, tutti hanno suonato con tutti.

Springsteen: Quello era David Landau alla chitarra, nella band dal vivo. E Harvey Brooks, ricordi? Suonava il basso nei Red Bank Rockers. 

Van Zandt: Wow. Come è potuto sfuggirmi? (tutti ridono)

Springsteen: The Red Bank Rockers … non sono durati molto a lungo, il che è stato un peccato, perché Clarence ha scelto uno stile diverso, nel secondo disco. Ma quel primo disco regge tremendamente. Quando riascolti quel disco, senti che è un disco che suona bene. E c’è molto di buono … “Woman’s Got the Power.” Ha un sacco di canzoni davvero belle. E questa la scrissi io per Big Man, per il suo disco. 

Van Zandt: Questo è un classico 

Springsteen: Sì, regge bene.

Van Zandt: Sì, fantastico. Harvey Brooks, wow.

Southside: Ci piacerebbe  parlare con lui. Ha delle storie. (ride)

Van Zandt:“Electric Flag”.

Springsteen: Bene. Ecco di nuovo Gary Bonds.

“This Little Girl,” Gary U.S. Bonds

Springsteen: Abbiamo avuto una hit! (ride).

Van Zandt: Non è fantastico? 

Southside: Finalmente!

Van Zandt: Così incredibile.

Springsteen: “Abbiamo avuto una hit!” 

Southside: Questo è solo un piccolo momento perfetto. Sai cosa intendo?

Springsteen: La canzone giusta al momento giusto. Doveva essere, la n. 8 o n. 5 o qualcosa del genere. 

Van Zandt: Davvero, un miracolo.

Springsteen: E’ andata bene

Van Zandt: Sì. All’inizio abbiamo avuto problemi a venderla. E poi portai Bobby Clearmountain per remixarla.

Springsteen: Sembra fantastica.

Van Zandt: Si può sentire la trasformazione. L’organo suona e solo i riff scoppiano. È così eccitante. Si. Sono stati Gary Gersh e EMI America, motivo per cui ho finito per firmare con loro per il mio disco solista. Perché ho avuto un successo con Gary Bonds.

Springsteen: Dio lo benedica

Southside: Sono sicuro che tutti voi siete rimasti sbalorditi quando ha iniziato a scalare le classifiche: Wow!

Van Zandt: Da non crederci. E gli ha dato una seconda carriera.

Springsteen: Che anno era? Non ricordo. ’81 o qualcosa del genere? 

Van Zandt: Sì, qualcosa del genere. Non ricordo. Nel periodo di The River. Springsteen: Perché non abbiamo avuto hit. Quindi avere una hit è stato come … Non so se fosse prima o dopo “Hungry Heart”, ma era una cosa importante, avere un disco di successo in quel momento. Perché fino ad allora non eravamo da dischi di successo-

Van Zandt: Probabilmente l’ultima possibilità

Springsteen: Esatto. Quindi, è stato divertente.

Southside: Ed è anche fantastico dal vivo. Il pubblico la ama davvero, l’adora cantare. E viene fuori bene 

Springsteen: Ti vogliamo bene, Bonds. Bene. Abbiamo un po ‘di Steve in arrivo, dal vivo.

Southside: Spero ti ricordi le parole.

“Tucson Train,” Little Steven & the Disciples of Soul

Springsteen: andiamo con un altro brano

“First Night,” Southside Johnny & the Asbury Jukes

Springsteen: Parlamene.

Southside: Non ho più quella canzone da 20 anni.

Van Zandt: Neanche io. Non sapevo cosa sarebbe successo dopo.

Southside: Le cose con cui siamo scappati.

Springsteen: Ben fatto, signori. È ben fatto.

Van Zandt: Questo è strabiliante, devo ammetterlo.

Springsteen: Una grande canzone, Steven, e l’arrangiamento vocale, te lo devo riconoscere perché è fantastico

Southside: Sì. Giusto. Stavamo facendo Twist e doo-wop. Stavamo davvero cercando di stare con quelli moderni! (ride)

Van Zandt: Ci dicevamo “Fanculo.” Non ci interessa, eravamo proprio fuori dal tempo, completamente. Ma è quello che era quell’album. Ogni canzone è un autentico tributo

Southside: Un paio di cose blues … Ricordi, buttammo fuori l’ingegnere del suono, perché cancellò il mio assolo di armonica. Feci un assolo di armonica e dissi: “Riproducilo”e lui lo riprodusse, e io gli faccio “Dov’è?” e lui “Ho premuto il pulsante della registrazione””. “Sei fuori!”. Dovevamo avere un ingegnere sindacale, perché era una casa sindacale. 

Van Zandt: Non me lo ricordo.

Springsteen: Questo era nel primo disco, Steve. No, secondo disco. È divertente. Perché vedo, per qualche motivo, che sono stato attratto da quel secondo disco quando ho messo insieme l’intera playlist. C’è qualcosa nel secondo disco. Il materiale e le disposizioni.

Van Zandt: Sì. Ha qualcosa. E quella stanza. Quella grande sala della CBS. Aveva quel grande suono.

Southside: Fu l’ultima volta che ci fecero entrare in un posto del genere!

Van Zandt: è un condominio ora

Southside: non c’è dubbio

Van Zandt: Ma tutto in quel disco ha quella qualità.

Springsteen: Bel lavoro. E dimmi un po’ come hai ottenuto questi arrangiamenti vocali. Chi canta, prima di tutto? 

Van Zandt: Quelli erano i Five Satins, giusto.

Southside: Penso di sì. Non ricordo.

Van Zandt:  Abbiamo usato i Drifters in “Little Girl So Fine” e The Coasters nella canzone Popeye.

Southside: Quindi è Freddie Parris. E ovviamente i Five Satins, per le persone che non lo sanno, avevano un paio di dischi hit pazzeschi. Ma ne avevano uno che era classico,  in ogni spettacolo di doo-wop lo suonavano tutto il tempo. Ti stufavi… ma avevano quelle voci lussureggianti, come The Flamingos. 

Van Zandt: Quando la radio passava i vecchi successi, avrebbero vinto ogni anno con “In the Still of the Night.

Springsteen: Va bene, andiamo a casa con questo brano.

“I Don’t Want to Go Home,” Southside Johnny & the Asbury Jukes

“Tenth Avenue Freeze-out,” Bruce Springsteen & the E Street Band

Springsteen: Va bene, va bene, va bene.

Southside: Quello è Mark?

Van Zandt: Penso che abbiamo lasciato la Satellite Lounge.

Southside: Mark Pender è alla fine? O era qualcun altro?

Springsteen: Sì, dovrebbe essere Mark.

Southside: Sì, sembra la sua nota più alta.

Springsteen: E non sono sicuro di quando ascolteremo di nuovo quella folla. Ma sembrava abbastanza bello.

Southside: Sì, non sembravi divertirti. No.

Springsteen: Torniamo a “I don’t Want To Go Home” per un minuto. Perché quello – una specie di “Tenth Avenue”- è il momento della genesi di quello che, ovviamente, alcuni fan chiamerebbero il Sound of Asbury Park, o quel particolare suono di fiato. Quindi Steve, devi raccontarmi un po’ la storia su come l’hai scritto.

Van Zandt: Beh, ero in quel circuito oldies, con The Dovells. E scrivevo canzoni da molto tempo e non mi piaceva mai nulla di ciò che scrivevo. Ho detto: “Amico, sono circondato da tutta questa grandezza”. Tutti i miei eroi, tutti i pionieri. Ho detto: “Devo tirar fuori qualcosa da questo.” Devo tornare a scuola. Quindi mi sono detto: “Da dove inizia tutto?” E decisi, beh, che iniziava davvero con Leiber & Stoller. Jerry Leiber e Mike Stoller. Il primo produttore di cantautori che ha lavorato con Charles Brown e Big Mama Thornton e, ovviamente, Elvis Presley, The Drifters e Coasters. E ho incontrato Ben E. King e The Drifters in quel circuito. E ho detto: “Okay, scriverò una canzone di Leiber & Stoller, per Ben E. King e The Drifters.”

Springsteen: Ah. Perché la cosa interessante – non voglio interrompere – ma la cosa interessante che dimentico sempre, è che ci sono state corde su “I Don’t Want To Go Home”.

Van Zandt: Ad ogni modo, non ebbi davvero il coraggio di darlo a Ben E. King in quel momento. E poi abbiamo finito per farlo.

Springsteen: Registrazione classica. Grande esibizione.

Southside:  Ricordo che stavamo guidando, l’abbiamo ascoltato alla radio su NEW. Ho pensato che fosse Scott Muni o qualcuno del genere. E ha suonato una canzone dei Drifters. Ha suonato tre canzoni di fila. Ha suonato una canzone di Drifters, e qualcos’altro, e poi abbiamo sentito (canta gli accordi iniziali della canzone). E Steven stava andando a buttarsi nel Sunset Lake. (ride).

Van Zandt: È stato emozionante

Southside: È stato stupefacente. “Questa è NEW. La grande stazione radio.” Springsteen: È eccitante.

Van Zandt: Penso che l’ultima cosa che abbiamo fatto, è che ho messo quella chitarra slide.

Southside: Quella di Steve Cropper.

Springsteen: Sì, molto carino.

Van Zandt: Alla fine è stata una parte importante.

Springsteen: Ottimo lavoro, ragazzi. Ottimo lavoro. Passo a “Tenth Avenue”, dove vale la pena ricordare che questa non è stata la prima, ma la seconda canzone che abbiamo suonato, nella E Street Band … In The Wild and the Innocent abbiamo i fiati su “Kittys’ Back”

Van Zandt: Giusto.

Springsteen: Ma per “Born to Run” credo che abbiamo usato gli stessi ragazzi, ma erano i Brecker Brothers, che erano grandi fiati dello studio di New York City.

Van Zandt: Dave Sanborn

Springsteen: “Giusto, Dave Sanborn. Quindi …

Van Zandt: Veniva da (Paul) Butterfield. 

Southside: Tutti sono classici, grandi musicisti. Carriere incredibili. Springsteen: E tutto quello che sapevo era metterli in studio. Loro erano  del tipo: “Dove sono i nostri spartiti?” E io: “Uh … avrei intenzione di canticchiarlo”. Avevo molti problemi, ero un po’ intimidito dai musicisti della sessione. E così Steve era lì, stava solo ascoltando quella demo. E non so se dicesti “Ehi, fammi fare uno swing” o qualcosa del genere. Ma io dissi: “Ehi, vai avanti, amico.”

Van Zandt: Avevano iniziato a suonare alcune parti strane. Ero sdraiato sul pavimento. Lo ricordo. Avevo problemi … anche con “I Don’t Want To Go Home”… La prima volta che entrammo in studio, negli anni ’70, ebbi problemi perché tutto suonava così male. È stato il momento peggiore in assoluto per registrare. Tutto negli anni ’50 e ’60 suonava alla grande. Tutto negli anni ’80 suonava alla grande. Negli anni ’70, gli ingegneri avevano preso il controllo e volevano la separazione. Quindi, da tutta la vita, stavamo aspettando di entrare in studio. Eravamo così eccitati. E finalmente entriamo in studio, e io dico “Questo fa schifo. Perché questo suona così male. Quando entri in una stanza, senti una band …

Springsteen: Non c’è spazio. Non c’è suono nella stanza. Nessuna atmosfera.

Southside: Niente. Ci si sentiva soffocare

Springsteen: Un suono così claustrofobico a quei tempi.

Van Zandt: E l’obiettivo era, “Lo faremo uscire nel mix.”

Southside: Sì, Lo sistemeremo nel mix.

Van Zandt: Lo elimineremo dalla registrazione, e poi troveremo un modo per reinserirlo. Che miracolosamente, immagino, siamo riusciti a fare in una certa misura. Ma sto sdraiato lì, un po’ depresso.

Springsteen: No, hai dovuto mettere tutto sul mix. Quando abbiamo realizzato Born to Run, stavamo provando il muro del suono. Ma il muro era coperto da un fottuto tappeto. (tutti ridono) Quindi è stato come, come… se Jimmy Iovine avesse solo ruotato le manopole finché non ha suonato come volevamo.

Van Zandt: Quindi ricordo che stavano suonando cose strane. E poi ricordo che mi chiedesti: “Ehi, che ne pensi?” E ho detto: “Amico, questo fa schifo”. Springsteen: Ho detto: “Esci, fai quello che puoi”.

Van Zandt: Hai detto: “Vai a sistemare cazzo!” Non sapevo abbastanza per essere intimidito, per fortuna. Sai cosa intendo? Ero troppo stupido.

Springsteen: È stato così divertente. Ti guardavano come se fossi caduto da un altro pianeta. Ma erano così persi che iniziarono ad ascoltare  ad ascoltare, pensando “Okay, come facciamo a concludere la fottuta sessione?”

Southside: È tutta quella cosa Stax / Volt. Deve essere complementare a quello che sta succedendo. Non può essere …

Springnsteen: Sì. Non era di moda nel 1973. Era come già passato e considerato rudimentale. Ma comunque, Steve, uscisti e ce la facesti. Quindi, quelle sono due registrazioni fondamentali per noi, in quel giorno.  Adesso mi sposterò, dovrei dire, a una delle mie canzoni di Steve Van Zandt preferite in assoluto a una delle esibizioni preferite di Southside Johnny. Fatemi trovare. Oh sì, eccolo qui.

Van Zandt: Siamo tutti e tre!

“It’s Been a Long Time,” Southside Johnny & the Asbury Jukes (with Bruce Springsteen and Steven Van Zandt)

Springsteen: Secondo me, Steve, è una canzone perfetta

Van Zandt: Grazie, amico

Springsteen: piena di fede, di sentimento e di fratellanza e fraternità del rock’n’roll.

Southside: Sì, tutti i riferimenti alle canzoni e cose del genere. Roba fantastica.

Springsteen: Ti rendo omaggio.

Van Zandt: Stavamo tornando insieme, quindi ho pensato, facciamone una che ne parla.

Springsteen: Oh sì, oh sì. Mi inchino davanti a tutti quelli che abbiamo perso lungo la strada.

Southside: Era così, però. È solo per ricordare come è stato …

Van Zandt: Questa è la canzone del Monopoli!

Springsteen: Penso che tu abbia ragione.  Quindi tutto quello che posso dire che questo è il nostro spettacolo per oggi, gente. Voglio ringraziare i miei ospiti e co-DJ. Southside Johnny, grazie!

Southside: Piacere mio piacere, certamente.

Springsteen: E Little Steven Van Zandt.

Van Zandt: A te, amico.

Springsteen: Ci vedremo lungo quella strada. Fino a quel momento, siate forti, intelligenti, state al sicuro, state lontani e andate in pace.

Van Zandt: Mettetevi la mascherina.

Springsteen: Esatto

“Jersey Girl,” Bruce Springsteen & the E Street Band

 

Un commento su “Springsteen, Little Steven e Southside Johnny celebrano in radio il “Fourth of July, Asbury Park””

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