Fonte d’ispirazione non solo per il popolo dei tifosi che lo amano visceralmente, ma anche per intellettuali, musicisti e cantautori, le canzoni e gli inni intitolati a Diego Armando Maradona dimostrano che la leggenda che lo circonda non è solo quella di un calciatore capace di scrivere pagine indelebili di storia sportiva. E’ anche e soprattutto l’epopea di un mito, dell’eroe buono che – armato solo di cuore e piede sinistro, lesto di gambe e di pensiero – ha combattuto e vinto la rivoluzione del suo popolo. Diego Armando Maradona era una rockstar, per cui ogni domenica c’era il sold out di una folla in delirio, certa di lì a poco di vivere quell’emozione collettiva che forse solo un gran concerto, oltre a quel bel calcio, ti può garantire. Era l’artista che divertiva e incantava il suo pubblico improvvisando memorabili show senza scalette preconfezionate. Kusturica, nel suo film intitolato “Maradona by Kusturica”, l’ha definito il Sex Pistols del calcio internazionale, punk per il suo anarchico approccio alla vita, per la forza dirompente del suo talento che l’ha reso un re pur partendo dai bassifondi, per gli eccessi che l’hanno visto protagonista. Diego è stata una rockstar transgenerazionale che ha regalato al mondo la più grande opera d’arte calcistica che sia mai stata orchestrata. Con i piedi ha improvvisato assoli alla Jimi Hendrix, per la poesia delle sue giocate il John Lennon del calcio, e per la gioiosità con cui approcciava il pallone al più goliardico Paul McCartney. Se in mezzo al campo era un frontman seducente alla Mick Jagger, nella vita privata non ha mai perso quella sensibilità e quell’attenzione per gli emarginati e per i più deboli come il grande Bruce Springsteen. E Diego con la musica e le rockstar aveva un rapporto particolare. Nel 1981 fu invitato sul palco durante l’ultima tappa argentina del The Game Tour, Another One Bites The Dust dei Queen al Josè Amalfitani. Brian May ha raccontato che Diego a fine concerto si recò anche a trovare la band nel backstage: “Da bravi calciatori ci scambiammo le maglie, Maradona mise la mia con la Union Jack e Freddie Mercury prese la sua 10 albiceleste”. La foto che ne uscì è ormai parte della storia del rock, postata sul profilo social della band per il commiato a Maradona. Anche gli Oasis hanno avuto un rapporto particolare con El Pibe de Oro. Per celebrarlo, i fratelli Gallagher hanno postato la foto che li ritrae con Diego, scattata in un locale in cui lo incontrarono durante un loro tour in Argentina. Insomma, Maradona era amatissimo dal mondo del rock e della musica in generale come dimostra anche la moltitudine di messaggi che cantanti e band – dai Guns ‘n Roses, i Duran Duran, gli U2 e i Massive Attack, ai Garbage, gli Sleaford Mods, i Primal Scream, e ancora Pete Doherty, Dyango, Ricky Martin – hanno rilasciato sui social in questi giorni, con tanto di loro foto col Diez, ricordi personali e commenti commossi. In Italia tra i post più belli c’è quello di Vasco Rossi, che celebra Maradona con un poetico “Ciao Diego, mito indiscusso, incantatore di palloni, impareggiabile e indomabile. In una parola sola… Maradona.
Viva Diego Armando Maradona!”. O ancora i post e i ricordi emozionati di Gianna Nannini, Eros Ramazzotti, Loredana Bertè, Andrea Sannino, Patti Pravo, Luchè, Piotta, Cesare Cremonini, Elisa, Ligabue, Massimo Ranieri. Grande amico di Diego era Nino D’Angelo che in lacrime ha cantato al piano il suo straziato addio a Diego, sulle note – stavolta tristissime- del suo ultimo “Ho visto Maradona”. Emozionante è anche “Maradò” del giovane Antonio Petrellese, un brano/preghiera rivolto alla “nuova stella che brilla su Napoli”, da chi ha imparato ad amarlo profondamente attraverso i racconti del padre e la felicità donata alla propria città. Un bellissimo racconto è quello di Gigi D’Alessio che ha svelato un aneddoto che riguarda Maradona e la canzone “Si turnasse a nascere”: “Questa è una canzone che ho scritto sette anni fa. La feci sentire a Diego, e lui mi chiese: ‘come hai fatto a scrivere la mia storia?’. Io gli risposi ‘Questa non è la tua storia, è la storia di tutti quelli che nella vita hanno successo e poi non riescono più a distinguere le cose vere da quelle che non lo sono’. Mi chiese di essere protagonista del videoclip, così volammo a Dubai e lo girammo insieme a lui”. Il video e il testo sono toccanti: si riflette, si lacrima.
Tra le tantissime canzoni dedicate al Diez scritte negli anni passati va citata senz’altro “La vida tombola” di Manu Chao che è uno dei più bei ritratti in musica di Maradona: tutto – dalla gloria ai suoi demoni, dalle sue battaglie in campo a quelle con Blatter e la FIFA – viene cantato attraverso l’urna della tombola, che diviene metafora della vita di Diego. Il brano fu utilizzato da Emir Kusturica per la sua monografia. E ancora va ricordato “Santa Maradona” dei Mano Negra, un inno a Diego e a tutto l’universo ultras, che ha dato anche il titolo ad un film del 2001 di Marco Ponti; “O reggae e Maradona” di Valerio Jovine, una dichiarazione d’amore diretta e assoluta per tutto ciò che rappresenta Diego per il popolo napoletano; “Maradona” dei Canova, un omaggio, nel loro album di debutto nel 2016, dedicato all’uomo simbolo di una vita senza tempo, di cui ricordano l’approccio giocoso con il quale Maradona si divertiva (e faceva divertire) pur conservando sempre la sua forza rivoluzionaria; “Doma il mare, il mare doma”, scritta nel 2000 dagli Stadio il cui testo, a dispetto di un sound allegro e accattivante, è piuttosto malinconico e parla della vita, dalla gloria alla solitudine, del più grande di tutti i tempi. Persino Marco Pantani nel 1997 indossò provvisoriamente i panni del cantante e si presentò alla commissione artistica del Festival di Sanremo con il brano “Pibe de Oro”, chiaramente dedicato a Maradona ma non riuscì a portare aventi questo suo progetto. E potremmo citare ancora tantissimi autori – da Baccini a Vale Lambo, da Thegiornalisti a Paolo Petti, fino al caso dei Foja che, all’indomani della morte di Diego, hanno scelto di cambiare la copertina del loro nuovo album che celebrava con un grande 10 azzurro su fondo bianco i loro primi dieci anni di carriera, per non dare adito a speculazioni sulla drammaticità dell’evento – volendoci comunque limitare alle sole canzoni italiane e senza sconfinare nell’universo dei cori ultras – come il famoso “Oh mamà mamà mamà ho visto Maradona”, inno per eccellenza tra quelli a lui intitolati. Non possiamo non concludere la nostra carrellata con i due brani dei cantautori più amati da noi napoletani: il brano di Edoardo Bennato “È asciuto pazzo ‘o padrone” dell’omonimo album del 1992, firmato con lo pseudonimo di Joe Sarnataro che canta: “Chill’ era nu’ buono guaglione …ma’ inta’sta’ citta’ mank’e’ sante e’ facite alligna’!”, versi dedicati all’amico Diego Armando Maradona quando fu costretto a lasciare Napoli nel ’91. E infine il “Tango della buena suerte” di Pino Daniele dedicato a Maradona nell’album “Passi d’autore” del 2004. Pino aveva citato Diego già nel testo di “Un angelo vero” nel 1993, ma questa è una vera e propria lettera d’amore ispirata dalle gesta calcistiche di Maradona. E’ un brano melodioso, con sfumature popolari, che racconta del sogno che quel ragazzo arrivato dal Barcellona ha saputo regalare ad un intero popolo. Basta un ascolto per assaporare i vicoli assolati della città di Napoli che aspetta, con il fiato sospeso, il calcio del suo campione.
Diego amava la musica. Amava cantare e amava ballare. E la musica amava Diego, come l’epica cerca i suoi eroi. Addio Diego, dio del calcio e icona rock, combattente e rivoluzionario. Per quante canzoni meravigliose potranno mai dedicarti, la musica più bella l’hai scritta tu.
Mi piace:
Mi piace Caricamento...